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La Russia offre passaporti e cittadinanza facilitata a residenti ucraini, ira di Kiev

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Procedura per ottenere la cittadinanza russa “semplificata” per i residenti delle regioni ucraine di Zaporizhia e Kherson e offerta di passaporto russo “senza passare dalla cittadinanza intermedia della cosiddetta Repubblica popolare di Donetsk” per i cittadini di Mariupol. La Russia apre un nuovo fronte della sua campagna in Ucraina e fa scatenare l’ira di Kiev. Questa pratica – dicono le autorità ucraine – costituisce “una grave violazione della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina e delle norme e dei principi del diritto internazionale umanitario”. L’Ucraina, tramite il ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba, se la prende anche con la Nato che “come istituzione” non fa “assolutamente nulla” contro l’aggressione russa. “Vediamo alleati che aiutano l’Ucraina e vediamo un gruppo di alleati della Nato che ci aiuta – il suo pensiero spiegato al Forum di Davos – all’inizio della guerra il popolo ucraino pensava che la Nato fosse una forza potente ma la guerra è sempre una prova che strappa via le maschere, e tutti abbiamo visto i volti reali”. Un monito forte giunge anche dalla Slovacchia. “Se cade Kiev saremo i prossimi e non possiamo permetterlo”, dice il premier Eduard Heger.

Intanto sul campo le forze armate di Mosca guadagnano terreno nell’Ucraina orientale. Le forze della milizia popolare di Lugansk annunciano di aver “completamente accerchiato” Severodonetsk che è stata chiusa “ermeticamente”. Per il governatore ucraino della regione i russi vogliono “semplicemente cancellare la città dalla faccia della terra”. Un avanzamento che avviene nel giorno in cui Vladimir Putin, accompagnato dal ministro della Difesa Sergei Shoigu, fa visita per la prima volta ai militari feriti e ricoverati in un’ospedale di Mosca.

Resta sempre in primo piano anche la guerra del grano. Mosca si dice pronta a fornire “corridoi umanitari” per l’esportazione via mare ma sempre in cambio dello stop alle sanzioni sull’export russo. Un “ricatto”, secondo gli ucraini, che invece hanno un’altra ricetta. “Occorre uccidere l’export russo – argomenta Dmytro Kuleba – bisogna smettere di comprare da Mosca”.

Rimane infine incerto il destino dei combattenti dell’acciaieria Azovstal, attualmente nelle mani dei russi. La moglie del comandante Denys Prokopenko ha potuto sentire il marito che le ha detto di essere tenuto in condizioni “soddisfacenti” con “cibo e acqua” e di “non aver subito violenze”. Il vice ministro degli Esteri russo, Andrei Rudenko, non ha chiuso le porte a un eventuale scambio di prigionieri ma soltanto dopo che saranno sottoposti a processo. “Prima di allora, tutti i discorsi sono prematuri”, spiega. Sullo sfondo resta la figura del giovane soldato russo Vadim Shishimarin, condannato all’ergastolo per crimini di guerra. Sul suo caso Kiev ieri aveva parlato di uno scambio “tecnicamente” possibile.

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