“Nulla può infrangere il rapporto” tra Italia e Israele “che guarda al futuro”. E’ in queste parole, pronunciate dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la sintesi del legame tra i due Paesi, una risposta chiara a due accadimenti, legati l’uno all’altro, che hanno fatto scricchiolare i rapporti diplomatici tra le due terre. Prima la risoluzione dell’Unesco, su cui l’Italia si è astenuta, poi le parole del viceministro per la cooperazione Regionale di Gerusalemme, Ayooub Kara, che aveva definito il terremoto di mercoledì scorso “una punizione divina” a causa del voto del nostro Paese ‘neutrale’, dando così il via libera alla negazione del legame di Israele con la Spianata delle Moschee a Gerusalemme est. La diplomazia di Israele si era spaccata, tra chi aveva accolto con soddisfazione quel “allucinante” pronunciato dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, e chi invece come Kara l’aveva ritenuta non sufficiente. Inizia con queste premesse la visita di Stato di Mattarella nelle terre di Israele e Palestina, ma le sue parole mettono a tacere indiscrezioni, non confermate, che avrebbero voluto tensioni e crepe in un rapporto invece saldo.
C’è una “grande amicizia tra Italia e Israele con rapporti crescenti. Israele ha il diritto della piena sicurezza della sua esistenza e l’Italia continuerà sempre a sostenerlo con forza”, sottolinea il presidente davanti a una ristretta rappresentanza della comunità italiana a Gerusalemme. Nel piccolo tempio degli ebrei italiani, Mattarella ribadisce che “l’Italia è decisamente contraria al boicottaggio di Israele” ritenendolo appunto “inammissibile”. L’inquilino del Colle si riferisce alla campagna globale di boicottaggio, disinvestimenti e sanzioni (BDS) che ha come scopo la pressione economica e politica su Israele affinché vengano raggiunti tre obiettivi: fine dell’occupazione israeliana e della colonizzazione della terra palestinese; piena uguaglianza per i cittadini arabo-palestinesi di Israele; rispetto per il diritto al ritorno dei profughi palestinesi. L’auspicio di Mattarella è di ottenere una soluzione con “due popoli e due stati, per garantire sicurezza e pace perenne a Israele”.
Non a caso Mattarella ha scelto come primo appuntamento a Gerusalemme quello di visitare lo Yad VaShem (memoriale all’Olocausto) dove “si avverte ancora una volta a pieno l’orrore della Shoah”. Qui, rileva il capo dello Stato “si trova il grado di abbiezione della malvagità che può colpire il genere umano e questo luogo, che fa da memoria davvero a quanto accaduto, è un antidoto e un anticorpo affinché non si ripetano orrori come questo”. “Questo monumento non è soltanto di Israele ma di tutto il mondo – sostiene – per ricordare che bisogna impegnarsi come sempre per far prevalere il bene sulla malvagità”. Perché secondo Mattarella “ciascuna vita spezzata è stata una perdita per l’umanità e ricordarli tutti singolarmente nei nomi e nella storia personale è un modo per far vincere la giustizia contro il male”.
Domani sarà invece la giornata degli incontri ufficiali. Dopo la visita privatissima al Muro del pianto e al santo Sepolcro, il presidente sarà ricevuto dall’omologo d’Israele, Reuven Rivlin. Nel pomeriggio Mattarella visiterà il museo d’Israele e a seguire sarà presso l’Agenzia italiana per la Cooperazione allo Sviluppo per incontrare esponenti del mondo accademico e della cultura palestinese.