Un incarico di governo in “tempi brevi” perché il Paese ha bisogno di un esecutivo “nella pienezza delle sue funzioni” e pertanto capace di affrontare “adempimenti e scadenze di carattere interno e internazionale”. Sergio Mattarella chiude l’ultimo giorno di consultazioni, tre in tutto, durante i quali, ha detto parlando agli italiani, ha “ascoltato come doveroso tutte le voci in Parlamento e ho registrato con attenzione e rispetto le opinioni che hanno avanzato”. “Nelle prossime ore valuterò quel che è emerso da questi incontri e prenderò le iniziative necessarie per la soluzione della crisi di governo” ha annunciato lasciando intendere che già domani potrebbe salire al Quirinale il premier incaricato. Una accelerazione che lascia presagire anche che il futuro premier potrebbe sciogliere la riserva in serata ed essere pronto al giuramento lunedì. In questo modo si potrebbe convocare il Consiglio dei ministri in giornata e dare una risposta forte al caso Mps.
Il capo dello Stato è estremamente determinato a dare una soluzione a questa crisi di governo e nello stesso tempo detta anche la linea. L’obiettivo primario, spiega Mattarella, è quello di risolvere il problema sulle regole del voto: “Vi è l’esigenza generale di armonizzazione delle due leggi elettorali per elezione della Camera e del Senato, una condizione indispensabile”. L’augurio dell’inquilino del Colle è quindi quello che non solo nei prossimi giorni ma anche in quelli a seguire “il clima politico possa articolarsi e svolgersi in modo dialettico, come è naturale e costruttivo”.
Quello che appare evidente è che ora la palla è solo ed esclusivamente nelle mani di Mattarella. Fallito il tentativo di raccogliere il più ampio consenso attorno a un governo delle larghe intese, il Partito democratico ha rimesso a lui la decisione non proponendo un nome per palazzo Chigi. In sostanza dal Nazareno è arrivata forte e chiara l’unità del partito intorno al nome di Paolo Gentiloni, una sorta di risposta a tutti quei partiti, a partire da Lega e Fdi, che hanno detto un ‘no’ secco all’ipotesi di un Renzi bis. E di di tutto questo il capo dello Stato dovrà tenerne conto. Anche il Movimento 5 Stelle oggi con il capigruppo del M5S, Luigi Gaetti, ha ribadito “l’assoluta contrarietà al conferimento di un incarico di governo. Il governo dimissionario deve limitarsi a essere mero strumento regolamentare a servizio del Parlamento e della Consulta, qualunque altra soluzione sarà un tradimento della volontà popolare”. Lo stesso Silvio Berlusconi ha chiarito che “Forza Italia non è disponibile a partecipare a governi di larghe coalizioni”.
Chiusura totale da parte di Sel-Sinistra italiana sull’ipotesi più accreditata nelle ultime ore, vale a dire un Renzi bis o un eventuale incarico al ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. “Discontinuità è discontinuità – spiega la senatrice Loredana De Petris – quindi non solo ‘no’ a Matteo Renzi, ma anche a chi lo rappresenta”. Il partito di Nichi Vendola dice no anche a una legge elettorale di tipo maggioritario come l’Italicum. Sel vorrebbe un governo finalizzato a fare una legge elettorale nuova che “risponda alla domanda di rappresentanza forte del paese e archivi definitivamente il sistema maggioritario”.
Di tutt’altro avviso il gruppo parlamentare Ala di Denis Verdini. Dopo il colloquio nello Studio alla Vetrata con Sergio Mattarella, Verdini ha spiegato di essere favorevole a un governo finalizzato a una nuova legge elettorale ma anche a un reincarico al premier dimissionario. Mentre per il leader di Ncd Angelino Alfano l’ipotesi migliore sarebbe un governo di responsabilità con tutte le forze politiche con lo scopo di affrontare alcune questioni specifiche: disagio sociale, povertà, legge elettorale e banche, in particolare Mps. In caso contrario, l’alleato del Pd non ha escluso un reincarico a Matteo Renzi.