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Migranti, 17enne vulnerabile in centri con adulti: Cedu condanna Italia

Foto AP-LaPresse - Tutti i diritti riservati

Una ragazza ghanese di 17 anni, con un passato fatto di “molteplici esperienze traumatiche” come un “matrimonio forzato” in patria, “molestie e violenze sessuali” e un ‘viaggio della speranza’ dalla Libia all’Italia, accolta dentro container in centri promiscui con adulti priva di qualunque assistenza. Per questo motivo la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Cedu) ha condannato il 31 agosto l’Italia per violazione del divieto di trattamenti inumani e degradanti a risarcire con 10mila euro fra danni morali e spese legali una minore straniera non accompagnata sbarcata sulle coste italiane il 22 ottobre 2016 e collocata prima nell’ex centro ‘Capitaneria di Porto’ di Reggio Calabria e poi, per 8 mesi, nel centro di accoglienza per adulti ‘Osvaldo Cappelletti’ della Croce Rossa a Como.

La diagnosi: depressione e rischio di disturbo da stress post-traumatico

Nella città lombarda i legali dell’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi) e della ong Intersos che assistono M.A – queste le iniziali della ormai donna che risiede in Emilia – hanno segnalato per “quattro volte” tramite “email e lettere” a Prefettura, Questura e Croce Rossa la necessità di un trasferimento in un centro per minori non accompagnati. Nessuna risposta. Con un provvedimento cautelare la Cedu il 29 settembre 2017 ne ha decretato il collocamento d’urgenza in struttura adeguata dove, nemmeno una settimana dopo, gli psicologi di un’associazione le hanno diagnosticato “depressione” e il “rischio” concreto di “sviluppare un disturbo da stress post-traumatico”. “La permanenza della ricorrente nel centro ‘Osvaldo Cappelletti’ – si legge nella sentenza dei giudici di Strasburgo (collegio Bošnjak-Polácková-Hüseynov-Paczolay-Felici-Wennerstrom-Sabato) – insieme alla prolungata inerzia delle autorità nazionali riguardo alla sua situazione e ai suoi bisogni di minore particolarmente vulnerabile, ha costituito una violazione del suo diritto a non essere sottoposta a trattamenti inumani”.

Cedu: per “vulnerabili” serve “maggiore protezione”

In dettaglio la Cedu ha sostenuto che “le autorità devono essere particolarmente attente” con i “vulnerabili” garantendo “una maggiore protezione” perché “la loro capacità o volontà di presentare un reclamo è spesso compromessa”. Il Governo italiano e l’Avvocatura dello Stato si sono difesi depositando il rapporto di una missione conoscitiva in Italia del Rappresentante speciale del Segretario generale del Consiglio d’Europa, avvenuta fra il 16 e il 21 ottobre 2016, nel quale descrivendo il centro di accoglienza di via Teodolinda a Como si parla di “capacità di 300 persone” ma solo “244 migranti” ospitati tra cui 80 minori non accompagnati, una percentuale “elevata” di persone “che non rientravano nel sistema di asilo italiano e ai quali non venivano applicate le norme europee sul ricongiungimento familiare”. Gli alloggi sarebbero stati di “livello decente”. È “inaccettabile – commenta Asgi che ha fornito supporto legale alla giovane con l’avvocato Anna Brambilla di Milano – che minori e persone vulnerabili debbano subire ulteriori sofferenze in un sistema di accoglienza che non mette al centro la protezione della dignità umana e il superiore interesse dei minori, nonostante vi siano delle normative che da tempo l’Italia ha adottato ed è tenuta ad applicare”.

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