In un mondo in cui pochi banchettano in abbondanza davanti ai troppi che non hanno di che vivere, almeno a Natale, ricordiamoci di superare la vetta dell’egoismo senza scivolare nel burrone della mondanità. Sono le parole che Papa Francesco sceglie attentamente per l’omelia della messa della Notte di Natale, festa che di anno in anno rischia anche per i cattolici di perdere il suo significato.
“L’uomo è diventato avido e vorace”, denuncia Bergoglio, che osserva come l’avere, l’accumulare cose, pare sia diventato per tanti il senso della vita: “Un’insaziabile ingordigia attraversa la storia umana, fino ai paradossi di oggi, quando pochi banchettano lautamente e troppi non hanno pane per vivere”. Un decadimento che è l’esatto contrario del messaggio della nascita di Gesù, quando “Dio si fa piccolo per essere nostro cibo”: “Nutrendoci di Lui, Pane di vita, possiamo rinascere nell’amore e spezzare la spirale dell’avidità e dell’ingordigia”.
Per il Pontefice, è proprio davanti alla mangiatoia che dovremmo capire che non i beni, ma l’amore alimenta la vita. “Non la voracità, ma la carità; non l’abbondanza da ostentare, ma la semplicità da custodire”. Il Pontefice chiede di andare a cercare Dio uscendo dal proprio recinto: “Il Signore ama essere atteso”, dice, ma “non lo si può attendere sul divano, dormendo”. Attendere svegli, andare, rischiare, raccontare la bellezza: così sono fatti i “gesti di amore”.