I militari del Comando provinciale della guardia di finanza di Roma hanno dato esecuzione a un decreto di confisca emesso dal Tribunale, Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia capitolina, nei confronti di due esponenti del clan Fasciani, per un valore complessivo pari a oltre 18 milioni di euro.
Le indagini, condotte dagli specialisti del Gico, sono state avviate a seguito delle operazioni di polizia denominata ‘Nuova alba’ (eseguita dalla polizia di Stato nel luglio 2013) e ‘Tramonto’ (conclusa dalle Fiamme Gialle capitoline nel febbraio 2014), che avevano permesso di documentare l’esistenza e operatività dei Fasciani a Ostia, identificare i presunti capi del sodalizio, i fratelli Carmine e Terenzio, destinatari del provvedimento di confisca, e scoprire una serie di intestazioni fittizie di beni poste in essere, secondo chi indaga, con la finalità di agevolare l’organizzazione mafiosa.
Sulla base degli elementi emersi nel corso di quelle indagini, la Dda ha delegato ai finanzieri l’esecuzione di mirati approfondimenti economico-patrimoniali, volti alla ricostruzione del patrimonio posseduto dai Fasciani e dai relativi familiari, nonché all’individuazione delle attività economiche da essi esercitate, allo scopo di intercettare i flussi finanziari agli stessi direttamente o indirettamente riconducibili.
Il Gico è riuscito ad accertare come i due fratelli avessero accumulato, nel tempo, un ingentissimo compendio mobiliare e immobiliare, in parte intestato ai loro familiari, in misura assolutamente sproporzionata rispetto ai redditi lecitamente percepiti.
Gli inquirenti parlano di un “vero e proprio inquinamento dell’economia legale del litorale” da parte dei Fasciani, attuato sfruttando prestanome che sono stati posti a capo di numerose società operanti nel settore della ristorazione, della panificazione, della gestione di stabilimenti balneari e del divertimento notturno (comparti che meglio si prestano al reimpiego dei proventi illeciti), utilizzate come ‘schermo’ per celare il ‘centro di interessi occulto’ facente capo al clan.
A fornire ulteriori elementi agli investigatori sono stati anche i collaboratori di giustizia appartenenti alla famiglia criminale dei Baficchio di Ostia, parenti del defunto Giovanni Galleoni (detto ‘Baficchio’), ucciso a Ostia il 22 novembre 2011 insieme al sodale Francesco Antonini (detto ‘Sorca Nera’).
Iil Tribunale di Roma aveva disposto il sequestro dei beni, di cui ora ha decretato la confisca: patrimonio aziendale e beni di 8 società e un bar; 12 immobili e un terreno ubicati a Roma e in provincia de L’Aquila; rapporti bancari, postali, assicurativi, azioni; per un valore di circa 18,5 milioni di euro.
Contestualmente, il giudice della prevenzione ha sottoposto le persone colpite dalla cinfisca alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per la durata di quattro anni.