Un lungo colloquio fra Matteo Renzi e Maurizio Martina poi, nel primo pomeriggio, la bomba: l’assemblea nazionale del 21 aprile potrebbe essere rinviata di qualche settimana, ma non troppo. Non si pensa di arrivare a fine maggio o addirittura a giugno, si vuole però evitare che cada in un periodo convulso per la formazione del governo. Nella settimana in cui il presidente Sergio Mattarella potrebbe affidare il pre-incarico – è il ragionamento che riferiscono i Dem – il Pd non può mettersi a fare la conta interna né sarebbe funzionale al partito ‘costringere’ il dibattito in tempi ristretti perché condizionato dal tema istituzionale.
“In un contesto politico come quello che stiamo vivendo, la discussione se fare o no il congresso del Pd, e se si quando, è del tutto fuori luogo. Per questo penso che dobbiamo rinviare l’assemblea nazionale del 21 e che non farlo sarebbe poco responsabile”. A scrivere nero su bianco la proposta è il senatore, molto vicino a Renzi, Dario Parrini, che esce allo scoperto su Facebook. Ma alcuni maggiorenti del Pd di area renziana ci lavorano da giorni e, alla fine, il segretario reggente chiede al presidente Matteo Orfini di posticipare l’Assemblea nazionale “stante la nuova fase istituzionale” di stallo, emersa dopo l’esito delle consultazioni bis. Il Pd, secondo il reggente, deve continuare a “concentrare unitariamente tutte le proprie energie su questa situazione, nell’interesse generale del Paese, seguendo l’impegnativo lavoro” del Capo dello Stato.
Insomma, una scelta di buon senso per evitare che il Partito democratico si divida in un momento in cui già tante tensioni attraversano le altre forze politiche e il Paese. L’idea di posticipare trova d’accordo anche AreaDem di Dario Franceschini. Marina Sereni lo giudica un “segno di ragionevolezza e senso di responsabilità”. “Solo un Pd unito – sostiene – può mettersi a disposizione del Presidente della Repubblica in una fase politica di grande delicatezza come quella attuale”. Il rinvio trova d’accordo anche un diversamente renziano come Graziano Delrio. Mentre diversi esponenti delle aree che fanno capo ad Andrea Orlando e a Michele Emiliano respingono la proposta al mittente. Atto grave e ‘strappo’ allo Statuto, dicono, e accusano Matteo Renzi di voler controllare ancora il partito. Per il deputato Francesco Boccia far slittare l’appuntamento “non ha senso perché semmai l’assemblea rafforza il partito”. Mentre Sergio Lo Giudice intima a Renzi di non tenere “in ostaggio” il Pd.
Il ragionamento dei renziani è che dopo una sconfitta così grave serve un congresso e serve un segretario eletto con le primarie, ma non c’è urgenza di tenere l’assemblea sabato della prossima settimana. Che poi, durante la fase congressuale, ci sia un segretario con piene funzioni ma ‘a tempo’ oppure non si vada affatto a congresso, sono decisioni spettanti ai quasi mille delegati che, per ora, hanno rimesso al proprio posto la valigia per la trasferta romana.