Theodore McCarrick fece carriera, nonostante le accuse di pedofilia, perché il Vaticano non aveva prove abbastanza solide contro di lui. O meglio: nel 2000 Giovanni Paolo II si lasciò persuadere da una sua lettera che quelle contro di lui fossero soltanto “voci infondate”.
McCarrick 90 anni, è il prelato cattolico di più alto rango ad essere mai stato ‘spretato’ nella storia, ridotto allo stato laicale da Papa Francesco a febbraio del 2019, dopo una carriera folgorante. Un’ascesa al potere senza intoppi, fino ad arrivare alla guida della prestigiosa diocesi di Washington, affidatagli da Giovanni Paolo II nel 2000, un anno prima di essere creato cardinale.
Ora il Vaticano – non era mai successo prima – rende pubblico un dossier lungo oltre 400 pagine, frutto di due anni di indagini. Un documento che la Segreteria di Stato ha elaborato su mandato del Pontefice e che ora è messo a disposizione di tutti “con dolore”, ammette il cardinale Pietro Parolin, per “le ferite che la vicenda ha provocato alle vittime, ai loro familiari, alla Chiesa negli Stati Uniti, alla Chiesa Universale”.
L’ex presule è tristemente noto già dagli anni Novanta, quando nella chiesa del New Jersey si vociferava di suoi ricatti sessuali e abusi di potere nei confronti dei seminaristi. Vittime che appartenevano a famiglie che il prelato frequentava abitualmente, tanto da essere conosciuto come lo ‘zio Ted’. Nel rapporto poi si fa riferimento alla sua “abitudine di fare regali” portata avanti per “almeno quattro decenni” per, presumibilmente, comprare il silenzio delle alte gerarchie.
Per questo, prima di nominarlo arcivescovo di Washington, Karol Wojityla chiede al nunzio negli Stati Uniti Gabriel Montalvo, di verificare la fondatezza delle accuse. L’inchiesta non porta, secondo il Vaticano, ad alcuna prova concreta: tre dei quattro vescovi del New Jersey consultati forniscono informazioni definite nel Rapporto “non accurate e incomplete”. Montalvo e l’allora Prefetto della Congregazione per i vescovi Giovanni Battista Re suggeriscono comunque di lasciar cadere la candidatura, per non correre il rischio di “scandali”.
Ma McCarrick il 6 agosto 2000 scrive una lettera al segretario particolare del Papa polacco, Stanislaw Dziwisz, che cambia il corso degli eventi. Si proclama innocente e giura di non avere “mai avuto rapporti sessuali con alcuna persona, maschio o femmina, giovane o vecchio, chierico o laico”. Giovanni Paolo II, leggendola, si convince e lo sceglie per la sede di Washington. Nel Rapporto si lascia intendere che la visione di Wojtyla è falsata dall’esperienza vissuta in Polonia, da arcivescovo, quando il regime faceva “uso strumentale di false accuse” per screditare sacerdoti e prelati.
Quando nel 2005 riemergono le accuse di molestie e abusi nei confronti di adulti, Benedetto XVI chiede a McCarrick di rinunciare alla diocesi. Nel 2006 lascia quindi la guida di Washington diventando vescovo emerito. Carlo Maria Viganò, da delegato per le Rappresentanze pontificie, segnala alla Segreteria di Stato le informazioni arrivate in nunziatura, sottolineandone la gravità. Ma, ancora una volta, le prove non sembrano sufficienti. Il Segretario di Stato Tarcisio Bertone presenta la questione a Joseph Ratzinger che, in assenza di vittime minorenni, e trattandosi di un porporato dimesso dall’incarico, non apre ancora un processo canonico formale.
Le indagini scattano con Francesco nell’estate 2018, dopo l’invettiva di Viganò, grande oppositore di Bergoglio, che arriva a chiedere le dimissioni del Papa accusandolo di aver coperto McCarrick. Il 28 luglio del 2018, il Pontefice toglie anche la porpora all’ex arcivescovo di Washington, ma è soltanto con l’emergere della prima accusa di abuso su un minore che il Papa argentino decide di dimetterlo dallo stato clericale, a conclusione di un rapido processo canonico. Un provvedimento senza precedenti per un caso di lacune, omissioni, errori gravissimi che ha coperto l’arco di tre pontificati.