“Voglio giustizia per il mio Niccolò”. Sara Ciatti, la sorella del ventiduenne di Scandicci ucciso a calci e pugni in una discoteca di Lloret de Mar, in Spagna, affida a Facebook il suo dolore. E l’appello è stato raccolto dal sito Change.org che ha lanciato una petizione, che ha già raccolto quasi 4 mila firme, per chiedere al governo italiano di supportare la famiglia Ciatti nella ricerca della giustizia.
“Un ragazzo di vent’anni – è scritto nella petizione – non può morire in discoteca. Quello che chiediamo in sempre di più, è che chi ha sbagliato paghi, e purtroppo non sta accadendo. Niccolò era nel posto sbagliato nel momento sbagliato, ma è una cosa che poteva capitare a ogni ragazzo che frequenta una discoteca, e ora non c’è più, è rimasto il dolore di una famiglia e di tutti quelli che gli volevano bene. Il governo italiano deve supportare i Ciatti, perché oltre al dolore adesso c’è uno strascico burocratico e di giustizia molto pesante, e loro non devono rimanere soli, noi vigileremo!”. E questa sera, in attesa che le autorità spagnole diano il nulla osta per il rimpatrio della salma di Niccolò Ciatti, la comunità di Casellina, quartiere di Scandicci in cui viveva il ventiduenne ucciso in discoteca, si riunirà alle 21 per una veglia di preghiera nella parrocchia di Gesù buon pastore.
Sulla dinamica dell’omicidio, il giornale spagno El periodico rivela nuovi dettagli, dopo la scarcerazione di due degli aggressori: “L’uomo accusato di avere inferto colpi mortali con un calcio a Niccolò è un atleta professionista di lotta libera che ha partecipato a diverse competizioni”. E afferma di avere liste delle gare cui ha partecipato. Il ragazzo ceceno si chiama Rassoul Trop.