La quota vincente
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Primarie Pd, poche scintille tra Martina, Zingaretti e Giachetti. Tutti puntano sull’unità

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Arrivare a un milione di voti alle primarie e superare il 20 per cento alle elezioni europee, ritrovare una dimensione maggioritaria e la capacità di partire dalla sofferenza e dai sogni della gente; affrontare i temi della migrazione e dell’insicurezza con metodi diametralmente a quelli (oggi “vincenti”) della destra salviniana. Sono alcune delle risposte dei tre candidati alla segreteria del Pd, Roberto Giachetti, Maurizio Martina e Nicola Zingaretti nel “Confronto” organizzato da Sky Tg24 in vista delle primarie che si svolgeranno domenica prossima.

Una cosa è emersa subito: mai come questa volta, le differenze tra i candidati sono difficili da cogliere: Zingaretti (che è in testa al voto dergli iscritti finora espresso) è più di sinistra? Martina più centrista? Giachetti più “renziano”? In realtà, dal confronto, questo non è emerso. Tutti e tre hanno detto che Renzi è una delle risorse del partito e che bisogna ripartire dalle esigenze della gente. Tutti e tre, per esempio, hanno detto che il reddito di cittadinanza è sbagliato perché sarebbe stato molto meglio incrementare il Rei (reddito di inclusione) istituito dal governo Renzi, ma che sarebbe molto più importante investire sul lavoro, tagliare il cuneo fiscale e agire sul salario che, ha detto Martina, “è assolutamente troppo basso” e genera il fenomeno insopportabile dei “lavoratori poveri” che hanno un impiego in regola ma non arrivano alla fine del mese se devono mantenere una famiglia. Tutti e tre, comunque, sono sembrati scegliere una strada “soft” evitando lo scontro tra di loro, nella evidente consapevolezza di una debolezza complessiva del Partito Democratico e della necessità di restare e lavorare insieme chiunque vinca. Giacchetti, interrogato da Martina sul punto, ha detto che lui resterebbe nel Pd purché non si vada verso un’alleanza con M5S o il rientro di Leu.

Risultati primarie e europee – Le domande sono partite dalla previsione dei risultati delle primarie e delle europee: “Io penso – ha detto Zingaretti –  che dobbiamo lottare perché alle primarie si arrivi almeno al milione di persone. Non riguardano solo noi tre, o i nostri militanti. Sono primarie per l’Italia”. “Penso ci siano tutte le condizione perché alle Europee il Pd cresca e cresca bene – ha affermato Martina – , mi aspetto di andare oltre il 20%. Alle primarie penso si possa arrivare al milione di persone”. Giacchetti non ha fatto previsioni sui numeri ma ha sottolineato che i democratici sono “gli unici che portiamo le persone fisicamente a votare per scegliere la propria classe dirigente. Per le primarie farlocche di Salvini hanno votato 5mila persone, Di Maio è stato scelto con 37mila click. Mi auguro che vengano tante persone, lavoro per un numero alto”.

Le alleanze – Tutti e tre si sono espressi contro l’alleanza sia con M5S che con la destra e tutti e tre hanno ribadito la vocazione “maggioritaria” del Pd come venne invocata da Veltroni nel famoso discorso del 2007 al Lingotto. “No a un’alleanza con M5s, e no alla destra e alla Lega. Sì, in una coalizione, a un centrosinistra nuovo e unito, a partire dal civismo” ha detto Zingaretti e, in fondo, questa posizione non sembra molto diversa dalle altre due.

Renzi – Quanto mi manca Renzi? “Io con Renzi ho in realtà un ottimo rapporto. Non l’ho mai votato ma l’ho sempre rispettato. Io mi auguro non ci manchi, penso a un Pd aperto e pluralista. Abbiamo bisogno di tutti.”. Lo ha detto Nicola Zingaretti. “Il nostro problema è l’altro Matteo: Salvini”, ha detto Giachetti e anche Martina ha parlato dell’ex segretario in termini tranquilli: “Dobbiamo smetterla di dover essere renziani o antirenziani. Dobbiamo essere democratici e Renzi è uno che, con noi, si batte contro questa destra”. Tutti e tre i candidati hanno detto di non credere ai complotti e alla “giustizia a orologeria” sul caso dei genitori di Renzi agli arresti. Ma tutti e tre, con sfumature diverse, hanno virato sulla crisi della giustizia, sui suoi tempi assurdi e sulle molte “ingiustizie” che generano carceri piene di gente in attesa di giudizio.

Sicurezza e migranti – “Sui temi dell’immigrazione e della sicurezza si gioca una partita decisiva contro questa destra. Dobbiamo dimostrare che c’è un’altra via. C’è bisogno di più Europa, non di più pistole e di diventare il Texas. Abbiamo bisogno di regolarizzare i flussi, non di criminalizzare i migranti.”ha detto Martina. Cha ha aggiunto: “Voglio abrogare la legge Bossi-Fini e il decreto Salvini”. “La disuguaglianza – ha detto Zingaretti – genera paura e insicurezza. Noi dobbiamo essere capaci di raccogliere questo tema. La Lega l’ha fatto dando risposte sbagliate”. Giacchetti ha ricordato “l’ottimo lavoro fatto da Miinniti” e come la destra si sia impadronita di un tema (quello dei migranti) quando era già stato in gran parte risolto”. E poi, in tono polemico, si è chiesto “come fa Minniti a stare in una mozione in cui qualcuno diceva che era schiavismo”. Il riferimento è alla mozione di Zingaretti.

Reddito di cittadinanza – Tutti e tre sono sembrati d’accordo su un punto. Il reddito di cittadinanza andrebbe cambiato soprattutto nel senso di legarlo di più a vere e efficaci politiche del lavoro. “Il Reddito di cittadinanza non lo abolirei, ma lo cambierei in maniera radicale, facendo investimenti per creare posti di lavoro. Era molto meglio il reddito di inclusione fatta dal Pd”.ha detto Zingaretti. E per Giacchetti  “il reddito di cittadinanza è una polpetta avvelenata, va cambiato e usare i soldi per chi crea lavoro”. Martina ha sollevato il tema del livello troppo basso dei salari italiani e il fenomeno dei “lavoratori poveri”, cioé di persone che hanno un lavoro formalmente corretto, ma non arrivano alla fine del mese.

Scontro sul Venezuela – In un dibattito sostanzialmente tranquillo, c’è stato un piccolo battibecco tra Roberto Giachetti e Nicola Zingaretti quando si parla di Venezuela. Giachetti ricorda che “solo 8 deputati si sono astenuti nel Parlamento europeo e tra loro c’è un grande sostenitore di Zingaretti, Goffredo Bettini, che non ha dato lustro alla proposta del partito democratico”. “Non si possono mettere in discussione i diritti politici dei parlamentari – replica Zingaretti – Bettini voleva sostenere l’azione del commissario Ue Mogherini, no a ricostruzioni caricaturali”. 

 

 

 

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