Il Senato più giovane della storia ha l’aria smarrita che si mischia agli sguardi vissuti di chi, tra i corridoi di Palazzo Madama, ha passato una vita. C’è un’aria di festa e di ‘ricongiungimento’ tra le stanze e la bouvette del Senato. Molti neoeletti sono arrivati nel primo giorno di elezione del presidente in compagnia della famiglia: figli, mogli o mariti che guardano ammirati gli affreschi e le volte. Selfie, telefonate concitate e strette di mani tra ‘ciao’ e benvenuto’, mentre i big tessono le trame per arrivare a un accordo almeno dopo la terza votazione.
E allora c’è Pier Ferdinando Casini, alla sua decima legislatura e stretto nella sua sciarpa del Bologna, insieme al 40enne di Leu, Francesco Laforgia, non certo a digiuno di politica ma comonque timido e accorto. E ancora Roberto Calderoli, Maurizio Gasparri, Emma Bonino con Adriano Galliani, Vasco Errani e Toni Iwobi, primo senatore di colore in Italia eletto con la Lega.
E mentre nei corridoi e davanti alla bouvette si consuma la gioia del primo giorno di scuola, è dentro l’aula che si esplicano le ritualità e i gesti che hanno il sapore del vecchio simbolismo politico. Umberto Bossi, durante il voto, va verso la ‘zona’ del Pd, dove è seduto Matteo Renzi. Gli strige la mano scambiando poche battute. L’ex segretario risponde presentandogli tutti gli altri senatori seduti vicino a lui. Poi saluta Paolo Romani, Maurizio Gasparri e Stefania Craxi. Ma c’è un’immagine che suscita quasi tenerezza. Il Senatur, tornando al suo posto, passa vicino a Emma Bonino e le dà una carezza tra la testa e il collo: uno scambio di affettuosità tra due reduci di tante battaglie politiche e della vita.