Le autorità turche stanno indagando su circa 10mila persone accusate di usare i social media per sostenere il terrorismo. Lo ha fatto sapere il ministero dell’Interno turco nell’ambito dell’ampio giro di vite che ha messo in allarme i gruppi per i diritti e alcuni alleati occidentali.
La Turchia, che affronta le minacce alla sicurezza da parte di curdi e dello Stato islamico, ha licenziato o sospeso 100mila dipendenti pubblici e militari accusati di essere seguaci dell’imam Fethullah Gulen che Ankara ritiene essere responsabile del golpe fallito del 15 luglio. Dopo il colpo di stato, sono stati chiusi 150 mezzi di informazione e 140 giornalisti sono stati arrestati.
Il ministero ha fatto sapere oggi che la lotta al terrorismo è ancora in corso “con determinazione” sui social media.
Negli ultimi sei mesi, le autorità hanno arrestato 3.710 persone per essere interrogate: di questi 1.656 sono stati formalmente arrestati e 84 sono ancora in attesa. I restanti 1.970 sono stati rilasciati anche se 1.203 sono ancora in fase di monitoraggio.
L’accesso ai siti come Twitter e Facebook è comunemente bloccato, in particolare dopo gli attentati, come segnalato dai gruppi di monitoraggio di internet. Ankara ha sempre negato ogni accusa.
Fonte Reuters – Traduzione LaPresse