Nel 2016, i turisti statunitensi hanno speso ben 4,7 miliardi di euro in Italia. Ma la presenza di viaggiatori a stelle e strisce offre ancora grandi margini di crescita per l’economia tricolore, stimabili in un potenziale di 1,8 miliardi di euro in più. A calcolarlo è il Centro Studi Confindustria, che arriva a questa cifra simulando per il nostro Pese un miglioramento della spesa dei non-residenti in linea con la performance attualmente messa a segno dalla Spagna, che ogni anno raccoglie da questo capitolo 50 miliardi di euro, contro i 52 miliardi della Francia e i 43 della Germania, entrambe favorite però dalla presenza di centri finanziari e istituzionali che contribuiscono ad alimentare il turismo d’affari.
L’Italia, con i suoi 35 miliardi, appare ad ogni modo decisamente staccata sotto questo punto di vista rispetto ai partner europei. Al momento, rileva il CSC, l’Italia si posiziona comunque al primo posto tra le destinazioni d’oltreoceano preferite dai turisti Usa, attraendo il 4% del totale. Più della Francia e del Regno Unito, fermi entrambi al 3%. Una scelta che trova ragione in quelle che sono le motivazioni di viaggio degli americani: prima di tutto, esclusi i fattori economici, viene la cultura (28,4%), seguita dal clima (16,7%) e quindi dalla presenza di membri della famiglia nella meta di destinazione (15,8%).
Una volta arrivati nel Bel Paese, gli statunitensi spendono una media di 1.166 euro pro-capite, che li pone dietro ai giapponesi (1.657 eeuro) ai cinesi (1.450 euro) ai sudcoreani (1.305 euro) e ai russi (1.160 euro), ma con un volume complessivo più alto, considerato che la loro quota di spesa si attesta al 13% del totale. L’alloggio è la prima voce di spesa (2 miliardi di euro, 135 euro per notte), subito dopo vengono bar e ristorazione (1,1 miliardi), quindi lo shopping (800 milioni) e i trasporti (400 milioni). Se l’Italia riuscisse a eguagliare quanto fatto dalla Spagna, raggiungendo una quota del 4,5% sulla spesa mondiale dei non-residenti come fanno il paese iberico, l’aumento per quanto riguarda il mercato statunitense sarebbe del 38,3%. Nel complesso, appunto si andrebbero ad aggiungere 1,8 miliardi di euro. Secondo il Centro Studi Confindustria, 800 milioni in più andrebbero alla voce alloggio, 300 milioni a ristoranti e bar, 300 milioni allo shopping, 200 milioni ai trasporti e 200 milioni agli altri servizi, come biglietti per musei o teatri.