Giovedì 24 è la data cerchiata in rosso a Bruxelles. I big del mondo, e il premier Draghi, saranno nella capitale belga per tre eventi: il Summit straordinario Nato, il vertice dei Paesi del G7 e il Consiglio europeo, a cui prenderà parte anche il presidente americano Joe Biden. E sarà anche il giorno in cui gli Stati Uniti e gli alleati annunceranno un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia per la crisi ucraina. A riferirlo è il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, mentre dal lato europeo l’idea di varare nuove sanzioni questa settimana sembrava allontanarsi. Anche la bozza delle conclusioni del Consiglio europeo è rimasta generica. “L’Unione europea ha finora adottato sanzioni significative che hanno avuto un impatto enorme su Russia e Bielorussia e rimane pronta a muoversi rapidamente con ulteriori sanzioni coordinate”, recita il testo. Il nodo è sempre quello dell’energia, che divide i paesi europei. E’ probabile che alla fine sia la spinta di Washington a trainare l’Ue e convincere i paesi riluttanti, almeno per quanto riguarda un primo blocco di petrolio e carbone. Nelle ultime ore, la riunione dei ministri degli Esteri e l’Alto rappresentante Josep Borrell aveva escluso l’ipotesi di nuove sanzioni per questa settimana. Ma da un palcoscenico così importante, con tutti i leader Ue, Nato e G7 riuniti, non può non uscir fuori un nuovo forte messaggio contro la guerra di Putin.
Naturalmente, tutte le scelte per arrivare a diversificare le fonti di energia e fare a meno del gas russo vanno di pari passo. E infatti la parte energetica è quella più sostanziosa e dettagliata nella bozza delle conclusioni. “Il riempimento dello stoccaggio di gas in tutta l’Unione dovrebbe iniziare quanto prima – si legge nel documento -. In vista del prossimo inverno, gli Stati membri e la Commissione dovranno urgentemente: coordinare le misure per garantire livelli adeguati di stoccaggio del gas; collaborare all’acquisto congiunto di gas, Gnl e idrogeno; istituire i necessari meccanismi di solidarietà; completare e migliorare le nostre interconnessioni”. E proprio sugli acquisti comuni di gas dovrebbe basarsi la proposta che la Commissione europea presenterà domani che conterrà le misure per rendere i prezzi dell’energia accessibili. L’Italia, tra i più esposti assieme alla Germania alle importazioni di gas russo, si è detta pronta a dare l’ok a un quinto pacchetto di sanzioni, senza porre alcun veto. E attende le proposte della Commissione, per la quale vale il principio enunciato dal commissario all’Economia Paolo Gentiloni: “Le sanzioni devono essere severe, gravi, efficaci. Ma devono colpire l’economia russa più di quanto non colpiscano l’economia europea”.
La sfida è sempre quella di arrivare a ridurre di due terzi la dipendenza dal gas russo entro quest’anno e recidere del tutto il cordone con Mosca entro il 2027. Ma si attendono le mosse anche dalla Casa Bianca. A Bruxelles Biden dovrebbe anche fare una serie di nuovi annunci, tra cui “un’azione congiunta per rafforzare la sicurezza energetica europea e ridurre finalmente la dipendenza dell’Europa dal gas russo”, nonché “aggiustamenti a lungo termine alla posizione delle forze Nato sul fianco orientale”.
Con il perdurare del conflitto e nello stallo delle trattative, gli occhi dei leader sono puntati sulle prossime mosse della Cina, tanto che un paragrafo è stato inserito nella bozza delle conclusioni, con un riferimento al vertice Ue-Cina che si terrà il 1° aprile e alle relazioni con Pechino “nel nuovo contesto globale, in particolare sull’aggressione militare russa contro l’Ucraina”.
Il conflitto sta mettendo a rischio anche la sicurezza alimentare. Non tanto quella europea, che al momento vede un forte incremento dei costi di produzione, quanto quella dei paesi in via di sviluppo. Domani la Commissione presenterà delle proposte per salvaguardare la sicurezza alimentare e rafforzare la resilienza contro l’aumento dei prezzi alimentari. I leader europei invitano l’esecutivo Ue a portare avanti questa iniziativa “che definisce misure a breve termine per affrontare la questione dell’accessibilità alimentare nell’Unione europea e aiuta gli agricoltori a far fronte a costi di produzione elevati, e misure a medio termine per sostenere la transizione verso un sistema alimentare sostenibile”. “L’Ucraina è il granaio del mondo, che fornisce più della metà della fornitura di grano del World Food Programme – ha commentato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen -. Poiché i bisogni umanitari sono già ai massimi livelli, la guerra del Cremlino minaccia la sicurezza alimentare in tutto il mondo”.