Nelle ore in cui è atteso il parere del Cts sulla vaccinazione dei più giovani con AstraZeneca, la morte della 18enne di Sestri Levante vaccinata, proprio con Vaxzevria, in un open day del 25 maggio scorso, riporta in primo piano il tema della travagliata gestione nell’utilizzo del siero anglo svedese.
Il vaccino su cui si è basata la campagna di massa inglese, ha avuto nel resto dell’Europa un percorso fitto di repentini cambi di direzione, spesso in totale contrapposizione tra loro: inizialmente somministrato, in Italia, solo agli under 55, poi sospeso, poi ripreso e raccomandato dal ministero della Salute ai soli over 60, pur non vietandone l’impiego nei giovani, non solo negli open day, ma anche per le vaccinazioni ‘obbligatorie’ promosse dalle aziende sanitarie per il personale sanitario. A peggiorare la confusione e i dubbi dei vaccinandi, sono arrivate le blande disposizioni dell’Agenzia europea dei medicinali che, lungi dal fornire indicazioni precise, ha optato per lasciare massima libertà agli Stati membri, con il risultato che ogni Paese ha fatto del vaccino in questione un uso diverso.
Ancora una volta incertezza e cattiva comunicazione rischiano di frenare la campagna anti-Covid proprio nel momento in cui, superate le 40 milioni di somministrazioni, corre per debellare il virus. Le Regioni procedono in ordine sparso mentre il ministro della Salute Roberto Speranza ribadisce che “i vaccini sono la vera arma di cui disponiamo per chiudere questa stagione così difficile e tutti quelli approvati da Ema e Aifa sono sicuri ed efficaci”, e il leader della Lega Matteo Salvini soffia sul fuoco e attacca su Twitter: “Vaccini a bimbi e ragazzi ‘sconsigliati’ da Paesi europei, riviste scientifiche e medici. Stop, sulla salute dei nostri figli non si scherza“.
Secondo l’Agenzia italiana del farmaco, i primi cinque mesi di campagna anti-Covid hanno fatto registrare 21 reazioni gravi ogni 100mila dosi somministrate.
Tra il 27 dicembre 2020 e il 26 maggio 2021 sono pervenute 66.258 segnalazioni su un totale di 32.429.611 dosi (tasso di segnalazione di 204 ogni 100.000 dosi), di cui circa il 90% “sono riferite a eventi non gravi, come dolore in sede di iniezione, febbre, astenia/stanchezza, dolori muscolari”.
Per quanto riguarda AstraZeneca “il tasso di segnalazione delle trombosi venose intracraniche e in sede atipica – si legge nel rapporto di farmacovigilanza – è in linea con quanto osservato a livello europeo (1 caso ogni 100.000 prime dosi somministrate, nessun caso dopo seconda dose), prevalentemente in persone con meno di 60 anni”.