Il vento antieuropeista e xenofobo ha gonfiato le vele delle destre italiane e del Movimento 5 Stelle che sin dall’inizio rema in direzione opposta a quella che sulla bandiera, di stelle, ne ha dodici. Su un esito elettorale che comprensibilmente preoccupa la Chiesa e il Vaticano, la Santa Sede non si esprime ancora, o meglio. Lo fa attraverso il quotidiano ufficiale del Papa, l’Osservatore Romano, che in prima pagina e in taglio centrale riassume l’election day con il titolo ‘Italia senza maggioranza’. È questo il focus, per il Vaticano: non un partito che cresce e uno che sprofonda, ma l’assenza dei numeri per governare, anche in coalizione.
“Sulla carta – si legge – una maggioranza stabile non c’è. Questo il principale verdetto delle elezioni” e si appella alla saggezza del presidente della Repubblica: “Spetta ora a Sergio Mattarella decidere, sulla base di questi risultati, a chi affidare il mandato, presumibilmente esplorativo, per formare il governo”. Stessa solfa per Famiglia Cristiana, in un editoriale online rileva che il quadro emergente “è quello di un’Italia ingovernabile”: “Non si delinea una maggioranza capace di tradursi in forza di governo”. E l’accenno al timore del vento antieuropeista, questa volta, c’è: “Che succederà ora? Il primo ostacolo per il Paese è la turbolenza dei mercati. I due movimenti che hanno vinto le elezioni sono fortemente critici nei confronti dell’Europa, per usare un’eufemismo. La stessa marine Le Pen ha scritto che l’Europa ha passato una brutta nottata dopo gli esiti del voto elettorale italiano”.
La Cei non parla e quella di non commentare a caldo l’escalation delle destre è una scelta ponderata: dal 19 al 21 marzo i vescovi italiani saranno riuniti in consiglio permanente e sarà l’occasione per esprimere qualche considerazione in più. Fino a qualche giorno fa, l’appello era a moderare i toni troppo “urlati”, ma soprattutto a non disertare le urne. “Se io domenica mattina vado a votare – aveva confessato il presidente Gualtiero Bassetti – è perché sono convinto che esista un bene comune che riguarda tutti noi. Siamo un ‘noi’ di cui dobbiamo tenere conto”. Tra le parole e i gesti eclatanti della campagna, di certo non è passato inosservato alla Chiesa italiana quello di Matteo Salvini, che ha giurato di rimpatriare “tutti i clandestini” con il Vangelo e il Rosario in mano. Il segretario Nunzio Galantino non se l’era fatta andare giù e, pur non facendo nomi, aveva etichettato la campagna fatta sulla pelle dei migranti come “sciacallaggio pseudo-polico”: “Dopo che avrete raccattato quei quattro voti in più – aveva detto accogliendo 113 profughi arrivati a Roma con i corridoi umanitari – per favore, andate un po’ in giro per l’Italia, guardate negli occhi queste persone e ditemi se potrete continuare a speculare ancora sulla storia drammatica di queste persone”.