“Le elezioni del 4 marzo saranno un referendum, perché se non vince il centrodestra e la Lega, per gli italiani, quando approvano lo Ius soli e regalano la cittadinanza, è finita”. Il leader della Lega, Matteo Salvini, a ‘Fatti e misfatti’ su Tgcom24, torna sulla posizione del Carroccio sull’immigrazione e rincara la dose dopo le ultime polemiche.
“Per il primo anno di governo Salvini il numero è zero. Dobbiamo smaltire un arretrato di clandestini di mezzo milione. La prima opzione è blindare i confini, dalle Alpi alla Sicilia. Basta, non si passa, stop. Perché immigrazione clandestina vuol dire delinquenza. L’emergenza di questo Paese è pulire, rimettere delle regole, blindare i confini, punire ed espellere”, ha spiegato Salvini.
“Io conto – ha aggiunto – che gli italiani scelgano un governo. I numeri dicono che i Cinquestelle non governano da soli, che il Pd non è mai stato così debole e che il centrodestra è lì lì per raggiungere la maggioranza. Mai la Lega sosterrà governissimi. Se la gente sceglie, io so che non deludo. Se non esce un governo del centrodestra, sarebbe un disastro. Se c’è Renzi, non ci sono io: molto semplicemente. Quindi, sarebbe un problema. Io conto che il 4 marzo la gente dica: ‘Ci provo'”, ha sottolineato Salvini.
Poi un appello agli elettori: “Se stai a casa, non puoi lamentarti se non cambiano la legge Fornero e gli immigrati continuano a sbarcare. Io mi rifaccio a Giorgio Gaber e dico che ‘libertà è partecipazione'”.
“Renzi o M5S sono due facce della stessa medaglia. Pd e Cinquestelle sono entrambi movimenti di sinistra”, ha continuato. “Il mio avversario – ha aggiunto – è Renzi, io voglio a mandare a casa a Renzi. Non ne posso più dei sorrisetti di Renzi, della Boschi e dei loro amici. Spero che Renzi il 5 marzo sia un lontano ricordo. A Bruxelles se ne facciano una ragione, perché Renzi è già stato messo alla prova e i Cinquestelle stiamo vedendo come governano nelle città che amministrano. Ho voglia di essere messo alla prova io”, ha sottolineato
L’alleanza di centrodestra? “Io mi fido, c’è un patto scritto. Sono un uomo di parola, come lo sono io immagino che lo siano anche gli altri alleati. Non vedo l’oro di incominciare a fare oltre che a dire”. “Se io do una parola, quella è. Se io mi prendo un impegno con gli italiani, avrei vergogna a rubare dei voti”, ha aggiunto.
Poi sui nomi delle liste ha spiegato: “A Bologna, dove ci sono Casini e la Lorenzin, noi abbiamo Lucia Borgonzoni, che per poco non ce l’ha fatta a diventare sindaco, e Gianni Tonelli del Sindacato autonomo di polizia. Abbiamo candidato per sfidare Renzi a Firenze l’economista anti-euro Bagnai. Sono contento delle scelte fatte”. “Bossi candidato? Sì, a riprova del fatto che, a differenza di Renzi o Di Maio, io non candido i simpatici fregando gli antipatici. Se dovessi decidere su questo, me ne ha dette di tutti i colori. Per me nella vita il rispetto e la gratitudine sono valori che vanno al di là della politica. Io mi sono appassionato di politica grazie a Bossi. Adesso abbiamo idee diverse. Mi dice che non gli interessa da Roma in giù o in Europa, ma secondo me è un errore politico. La gratitudine, il rispetto e la riconoscenza vanno al di là della politica”.