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Spread Btp-Bund sotto pressione: chiude in area 290 punti

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Chiude in rialzo a 291 punti base lo spread tra Btp e Bund tedesco, con il tasso del decennale italiano al 3,24% sul mercato secondario. Sotto pressione anche gli altri titoli, con lo spread sul Btp 2 anni che sfonda quota 200 punti, chiudendo a 205 punti base, e posizionandosi a un tasso dell’1,46% e il differenziale sul Btp 5 anni è a 281 punti, con il rendimento al 2,59%. Si teme, inoltre, un nuovo rialzo stasera quando verrà diffuso il giudizio dell’agenzia di rating Fitch sull’Italia, significativo in vista della scrittura della legge di Bilancio, la prima pagella sul governo giallo-verde. L’agenzia dovrebbe confermare il voto, attualmente fissato a BBB, ma potrebbe rivedere l’outlook, che da stabile passerebbe a negativo.

Piazza Affari in calo. Milano intanto chiude la settimana in calo con l’indice Ftse Mib che cede l’1,10% arrivando a segnare 20.269,47 punti. L’attenzione resta alta sullo spread tra Btp e Bund tedeschi dopo che le aste di titoli di Stato di ieri hanno mostrato un sensibile aumento degli interessi richiesti dagli investitori. Proprio ieri il Btp decennale piazzato dal Tesoro è tornato sopra il 3% per la prima volta dal 2013, un aumento dello spread che a conti fatti, secondo la stima del direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici, Carlo Cottarelli, è costato 113 milioni quest’anno e 1,4 miliardi nel 2019. Lo spread ha poi chiuso a 291 punti base, con il rendimento del decennale italiano al 3,24%.

A Piazza Affari tra i titoli sotto i riflettori si segnala ancora una volta Atlantia che chiude in calo dell’1,05% a 17,95 euro dopo la risposta di Autostrade per l’Italia alle contestazioni del governo sulla tragedia di Genova e le reazioni degli esponenti dell’esecutivo.

Sul comparto bancario si segnala Ubi Banca che, dopo che Morgan Stanley ha alzato il target di prezzo a 3,70 euro per azione chiude perdendo lo 0,53% a 3,17 euro, Unicredit(-1,3% a 12,43 euro) e Bper (-1,07% a 3,79 euro). Tra gli altri titoli emergono quelli più esposti alla crisi argentina come Tenaris (+1,83% a 14,45 euro) Enel (-1,14% a 4,26 euro), Pirelli & C che è arrivata a perdere il 4,65% a 6,93 euro. A pesare in quest’ultimo caso oltre alla crisi del peso anche il giudizio negativo di Beremberg, che ha tagliato il rating da ‘hold’ a ‘sell’ e ha abbassato il target price da 7 a 6,50 euro per azione. Eni risente del ribasso del greggio e chiude a -1,36% a 15,98 euro. Mentre Telecom Italia dopo aver toccato il minimo di giornata di 0,545 euro, livello che non si vedeva dal 1 settembre 2013, chiude a -3,35% a 0,54 euro.

Nell’agenda macro da segnare il dato sull’inflazione e sul Pil. L’Istat rende noto che nel secondo trimestre il Pil, espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2010, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente (+0,3%) e dell’1,2% nei confronti del secondo trimestre del 2017. Per quanto riguarda invece l’inflazione, in base alle stime preliminari, ad agosto l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,5% su base mensile e dell’1,7% su base annua (da +1,5% di luglio). Infine da segnalare anche i dati Istat sul lavoro per il mese di luglio 2018 con il tasso di disoccupazione sceso al 10,4%, il minimo da marzo 2012.

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