“Ho deciso di dimettermi dal ruolo di presidente della Repubblica con effetto immediato, anche se sono in disaccordo con la direzione della mia organizzazione”. Con queste parole Jacob Zuma ha ceduto e, in un discorso alla nazione di 30 minuti tramsesso in diretta tv, si è piegato agli ordini del suo partito, l’African National Congress (Anc) che fu il partito di Nelson Mandela. “Devo accettare che il mio partito e i miei compatrioti mi vogliono mandare via”, ha dichiarato Zuma, sottolineando tuttavia di essere “sempre stato un membro disciplinato dell’Anc”.
Su Zuma, 75 anni, pesano diverse accuse di corruzione. Era sotto crescente pressione da giorni per lasciare il posto all’attuale vice presidente del Sudafrica nonché leader dell’Anc, Cyril Ramaphosa (nella foto). Dopo settimane di trattative e riunioni, il partito al potere, l’Anc appunto, aveva chiesto martedì le sue dimissioni. Visto che non c’era stata alcuna risposta, intorno a mezzogiorno di oggi, mercoledì, l’Anc aveva deciso di costringerlo a lasciare dando un ultimatum: o le dimissioni o affrontare giovedì una mozione di sfiducia in Parlamento. “Sono stato costretto a dimettermi a causa della mozione di sfiducia”, ha dichiarato nel discorso al Paese Zuma, che non avrebbe avuto alcun obbligo giuridico di sottostare all’ordine del suo partito.
Il potere di Zuma ha cominciato a vacillare dopo che a dicembre il vice presidente Cyril Ramaphosa è stato eletto alla guida dell’Anc. Lui che aveva incentrato la sua campagna elettorale sulla lotta alla corruzione. È stato lui a spingere al più presto verso l’uscita di scena di Zuma, diventato troppo ingombrante in vista delle elezioni generali del 2019. Come previsto dalla Costituzione, dal momento che Zuma si è dimesso con effetto immediato Ramaphosa è diventato presidente della Repubblica ad interim.
Adesso il Parlamento, entro 30 giorni, dovrà sceglierlo formalmente per questo incarico; e l’elezione dovrà essere organizzata entro venerdì. Zuma era al potere dal 2009 (da quando Mandela lasciò per limiti d’età) e il suo mandato doveva terminare a metà del 2019. Sempre oggi, intanto, la polizia ha perquisito a Johannesburgo il domicilio della famiglia Gupta, al centro della maggior parte degli scandali che coinvolgono il presidente. L’operazione è stata condotta nell’ambito delle indagini sulla “presa dello Stato”, cioè i sospetti di traffico di influenze e appropriazione indebita di fonti pubblici rimproverata ai fratelli uomini d’affari vicini al capo dello Stato. Tre persone sono state arrestate nell’ambito di questa operazione, ha riferito l’unità d’elite della polizia sudafricana Hawks.