In occasione della Giornata mondiale della pace, nel primo Angelus del 2018 in Piazza San Pietro il Pontefice concentra il suo intervento sul tema dei migranti. “Desidero, ancora una volta, farmi voce di questi nostri fratelli e sorelle che invocano per il loro futuro un orizzonte di pace. Per questa pace, che è diritto di tutti, molti di loro sono disposti a rischiare la vita in un viaggio che in gran parte dei casi è lungo e pericoloso, ad affrontare fatiche e sofferenze”, dice.
Quello di Bergoglio è un vero e proprio appello accorato. “Non spegniamo la speranza nel loro cuore; non soffochiamo le loro aspettative di pace! È importante che da parte di tutti, istituzioni civili, realtà educative, assistenziali ed ecclesiali, ci sia l’impegno per assicurare ai rifugiati, ai migranti, a tutti un avvenire di pace”, scandisce chiedendo a Dio di concedere per il nuovo anno di “operare con generosità per realizzare un mondo più solidale e accogliente”.
Il Pontefice fa anche un riferimento ai vecchi monaci russi che, in tempo di turbolenze sprituali, dicevano fosse necessario “raccogliersi sotto il manto della Santa Madre di Dio”. Pertanto, prosegue: “Pensando a tante turbolenze di oggi, e soprattutto ai migranti e ai rifugiati, preghiamo come loro ci hanno insegnato a pregare: ‘Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta’”.
La giornata della pace coincide anche con la ‘festa della Madre di Dio’. A tal proposito Francesco, nel corso dell’omelia della Messa, ricorda come la devozione a Maria non sia “galateo spirituale” ma “un’esigenza della vita cristiana”. “Il dono della Madre, il dono di ogni madre e di ogni donna è tanto prezioso per la Chiesa, che è madre e donna – argomenta – e mentre l’uomo spesso astrae, afferma e impone idee, la donna, la madre, sa custodire, collegare nel cuore, vivificare. Perché la fede non si riduca solo a idea o dottrina, abbiamo bisogno, tutti, di un cuore di madre, che sappia custodire la tenerezza di Dio e ascoltare i palpiti dell’uomo”. Infine un forte richiamo alla sacralità della vita. “Servire la vita umana è servire Dio e ogni vita, da quella nel grembo della madre a quella anziana, sofferente e malata, a quella scomoda e persino ripugnante, va accolta, amata e aiutata”, spiega.