E pensare che da bambina, ai tempi della scuola, la corsa proprio non le andava giù. Ora, invece, è la prima religiosa a far parte di ‘Athletica Vaticana’, l’associazione sportiva costituita presso la Suor Marie Theo, francese, ha trovato nel podismo un modo diverso per avvicinarsi a Dio e vivere la sua missione. La suora domenicana ne ha parlato con LaPresse a margine della presentazione del progetto.
Come è nata la sua passione per la corsa?
Ho iniziato perché era uno sport che potevo praticare senza che richiedesse l’ausilio di strumenti. Poi, con il tempo, ho scoperto come sia fonte di gioia e di armonia. Uno spazio sereno, di silenzio ma anche di preghiera e di lode al Signore per la bellezza della vita.
Quanto si allena ogni giorno?
Non posso parlare di ore al giorno o a settimana (sorride, ndr). Lo faccio quando posso, diciamo tre volte a settimana ma non regolari. In allenamento faccio circa 5 minuti al chilometro.
Qual è il suo abbigliamento quando si allena?
Capisco la domanda perché c’è un’immagine del religioso come di una persona che sta su un monte ma non è così. Indosso una tenuta sportiva per l’allenamento come qualsiasi altro maratoneta, ovvero una tuta. Quando faccio le gare, invece, maglietta e pantaloncini.
Quanto può essere importante lo sport per promuovere i valori dell’etica e della cultura?
La corsa parla di armonia, di bellezza e di unità. In francese sia usa la parola ‘culture physique’ per parlare di sport ed è giusto perché è parte integrante e importante della cultura.
Sogna un giorno di vedere la bandiera del Vaticano sventolare alle Olimpiadi?
Sarebbe simpatico ma non è l’obiettivo, non corriamo in vista di questo. Più che dei portabandiera, quando corriamo siamo dei portatori di valori come la fede e l’unità.