L’impegno “è mantenuto”, il mito negativo “sfatato”, nonostante “qualche ironia” che pure c’è stata. Paolo Gentiloni dal Castello di Altafiumara di Villa San Giovanni ufficializza, dopo oltre 50 anni dall’avvio dei lavori, il completamento della Salerno-Reggio Calabria. È la fine di un’epoca, il tentativo di fare “dell’eterna incompiuta” una strada d’avanguardia. A deporre la prima pietra c’era Amintore Fanfani, presidente del Consiglio il 21 gennaio 1962. Adesso, assicura il presidente Anas Gianni Vittorio Armani, “non ci sono più cantieri”. Il presidente del Consiglio, dopo essersi rivolto alle maestranze e alle autorità, ringrazia i cittadini per la pazienza: “Ce ne è voluta”, dice e prende in prestito il film di Massimo Troisi, ‘Scusate il ritardo’. Adesso, però, si volta pagina. Un altro ringraziamento è dovuto. Gentiloni lo rivolge al suo predecessore a palazzo Chigi. “Matteo Renzi in questi due anni ha insistito, martellato – scandisce – perché si riuscisse ad arrivare a una giornata come quella di oggi”. “C’è stata qualche ironia, non me la prendo: è comprensibile – sottolinea riferendosi alle risatine arrivate dalla stampa estera quando l’ex premier annunciò la tanto attesa fine dei lavori -. Ma l’Italia è un Paese affidabile e dimostra in questo caso di sapere mantenere gli impegni”.
Il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, percorre tutto il tratto autostradale insieme al presidente Anas. Adesso i 436 km sono a tre e due corsie, il viadotto Italia – opera di alta ingegneria in cemento armato e acciaio è uno dei più alti d’Europa e la galleria ‘Larìa’ è completa e percorribile. Il completamento dei lavori segna poi un nuovo ‘battesimo’: la Sa-Rc, A, cambia nome e diventa A2, autostrada del Mediterraneo. “Il nome rappresenta il destino, cambiare nome vuol dire cambiare destino”, insiste il ministro dei Trasporti.
“Ci siamo molto impegnati, e continueremo a farlo – sottolinea Armani – per trasformare un simbolo negativo in una eccellenza italiana. Abbiamo deciso di cambiare paradigma, invertendo la logica seguita finora. Noi, oggi, consegniamo un’opera insieme al suo piano di manutenzione volto a conservare e implementare ulteriormente gli standard di comfort e sicurezza”. Anas, infatti, d’intesa con il Governo e il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha già avviato un piano di manutenzione da oltre un miliardo di euro, già interamente finanziato, per la realizzazione di interventi su un tratto di 58 km. Prossimo obiettivo quello di trasformare quello che era il simbolo del malaffare nella prima smart road italiana ed europea, predisposta per le future auto senza conducente e dotata di infrastrutture tecnologiche e wireless avanzate per l’infomobilità e la sicurezza sull’intero itinerario. Un piano di interventi serrato, che si concluderà nel 2020.
Ripartire dal Sud, insomma, per far ripartire l’Italia. “Questa autostrada è stata per troppo tempo il luogo dove hanno comandato le ‘ndrine e la criminalità organizzata, un luogo dove lo Stato non doveva e non poteva essere presente. Da oggi, invece, questa autostrada – sottolinea Delrio – deve tornare ad essere il simbolo di un Mezzogiorno onesto e pulito, un Mezzogiorno che punta sul turismo e sul paesaggio, per uno sviluppo sostenibile”.