Amata da molti, detestata da altrettanti. Sovente per le stesse ragioni: bella, donna, di sinistra ma non abbastanza. La ministra da cui la riforma costituzionale bocciata prende il nome è quella che potrebbe pagare più di tutti gli esponenti dell’attuale Governo il conto di quel 60 a 40 (circa) uscito dalle urne nel referendum. Maria Elena Boschi è stata la prima a commentare ieri mattina su Facebook l’amara sconfitta. “Peccato – dice -. Avevamo immaginato un altro risveglio. Ha vinto il no, punto”. E indica una direzione in queste ore di buio sul dopo Renzi anche per i più arditi commentatori politici. “Adesso al lavoro per servire le Istituzioni. Mettiamo al sicuro questa legge di bilancio”, scrive Boschi che, oltre a essere ministra, è deputata del Pd.
Dopo la vittoria del No, della ministra, almeno da parte di alcuni retroscenisti, si raccontano soltanto le presunte lacrime al Nazareno mentre gli exit poll annunciavano la sconfitta. In realtà Boschi è arrivata dalla sua Laterina nella sede nazionale del Pd prima della chiusura dei seggi e ha seguito lo spoglio delle schede in compagnia di Luca Lotti e dei vicesegretari Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani. Nella stessa stanza erano presenti i ministri Dario Franceschini e Graziano Delrio, più qualche deputato. Cambiare la foto di profilo sui social network, spesso, è un segno e oggi la ministra ha sostituito la sua immagine con una molto sorridente scattata qualche tempo fa. Il messaggio è chiaro e non è certo quello di chi si piange addosso, nonostante l’amarezza. Boschi è consapevole delle “tante cose fatte da questo Governo”, sa di avercela messa tutta. Anche se, in una notte, in pochi ricordano i due anni di tessiture, i sei interminabili passaggi parlamentari, tutto il lavoro portato avanti dal ministro più giovane del governo Renzi.
Da volto di un esecutivo nato per ‘rottamare’ a capro espiatorio di responsabilità non sue. La parabola discendente nell’opinione pubblica è cominciata con l’affaire banche popolari, montato ad hoc da parte dell’opposizione e rimbalzato in continuazione sui giornali. Dal momento in cui il padre della ministra è risultato coinvolto nell’inchiesta su Banca Etruria, Boschi ha visto trasformato il suo nome, dispregiativamente, sui giornali in “Maria Etruria”. La ministra però ha sempre dato prova di grande determinazione.
Se a inizio legislatura, le indiscrezioni sui mass media si limitavano alla prova costume, da un anno a questa parte Maria Elena Boschi è stata spesso oggetto di offese anche personali, soprattutto sui social network.
In attesa che si delinei per lei un nuovo ruolo nel centrosinistra, della Boschi vogliamo ricordare, oltre alla riforma che gli italiani hanno mandato in soffitta, le treccine e il sorriso al momento dell’abbraccio con i bambini adottati in Congo, l’arringa con cui si è difesa di fronte alla Camera che l’accusava di conflitto di interessi per la vicenda delle banche, la gioia dopo l’approvazione della legge sulle unioni civili. L’attività del ministro per le Riforme con delega alle pari opportunità può piacere o no, senz’altro non si può esaurire in qualche riga. La sua uscita di scena però, non esclude un ‘sequel’: “A tutti i comitati, a tutti gli amici e le amiche che ci hanno dato una mano, grazie – è il suo messaggio nella bottiglia -. Decideremo insieme come ripartire, smaltita la delusione”.