Tornare alla madre. Questo significa Amargi, parola sumera che per prima ha espresso il concetto di libertà e che Chiara e Marco hanno scelto per battezzare il loro agriturismo su uno sperone roccioso a metà strada tra i monti Sibillini e il mar Adriatico.
Smerillo ha 360 abitanti, 3 musei, ettari ed ettari di campi. Non è per tutti. E ai giovani che vorrebbero andarsene, anche dopo il terremoto del 2016, sembra strano che qualcuno lo abbia scelto per portare avanti un progetto fatto di frutteti di mele rosa, erbe officinali e api.
“Alcuni ragazzi di qui non capiscono. Coltivano perché è un lavoro di famiglia: si sentono obbligati a restare. Vederci arrivare e fare gli agricoltori li stranisce: pensano che non siamo tanto normali”, racconta Chiara, 33 anni, una laurea in scienze politiche, trevisana di nascita, bolognese di adozione e marchigiana per scelta. Nel mezzo un servizio civile internazionale in Bolivia con Marco, coetaneo padovano e filosofo, poi un viaggio in furgone da La Paz fino alla Terra del Fuoco, per più di metà del Sud America. E la decisione di tornare in Italia e fare gli agricoltori, perché “volevamo uno stile di vita sostenibile e a basso impatto ambientale”.
Sono serviti due anni per trovare il posto giusto: “Abbiamo girato il paese in lungo e in largo, mentre divoravamo letteratura agronomica e imparavamo a lavorare nei campi, di cui sapevamo poco e nulla”, ride Chiara. Poi per caso, una volta appresi i principi della permacultura e dell’agricoltura naturale, sono arrivati a Smerillo. Ne sono rimasti affascinati e hanno trovato la loro casa. Otto ettari e mezzo, di cui la metà bosco, e un casale, abbandonati da 15 anni. “Certo non era così com’è adesso. Abbiamo dovuto lavorare sodo per sistemare l’edificio e i campi, alcuni in dissesto idrogeologico, altri esausti da colture intensive”.
Nel 2015 Chiara e Marco hanno inaugurato Amargi: un orto, le galline, ma soprattutto 60 alberi di mele rosa da cui fanno marmellata e succo, 50 casine di api per il miele, ogni anno diverso in base alle fioriture, e 6mila piante officinali tra lavanda, timo, rosmarino, salvia, elicriso e issopo per gli oli essenziali.
Tutto rigorosamente prodotto nel laboratorio al piano terra che ospita anche un distillatore e un torchio idraulico. Quando poi è tutto imbottigliato si va in giro per mercati a trovare clienti e far conoscere i prodotti, che vendono anche con l’e-commerce.
Al primo piano hanno ricavato anche tre stanze per chi è in cerca di una vacanza all’insegna della natura, del relax e della bellezza: i sentieri dei monti Sibillini sono a due passi e chi vuole può dare una mano nel lavoro di tutti i giorni.
“Non è sempre facile, per me che sono nata in città, vivere in un posto così tranquillo e con così poche persone”, ammette Chiara. “Ma è bello prendersi cura di un luogo”.
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