Un punto morto, dove nessun dossier sul tavolo dell’esecutivo avanza o viene risolto. I tempi stringono, le Europee sono sempre più vicine e Luigi Di Maio e Matteo Salvini, al momento, non possono fallire neanche una mossa. Per i 5Stelle è chiaro che, ora più che mai, il Capitano può contare su una posizione di forza rispetto al socio di governo. Il vertice tra i due dura poco più di un’ora, ci sono anche Giuseppe Conte e il ministro Giovanni Tria, e, trapela da fonti della maggioranza, si sono discussi, dopo l’incontro a Vicenza con le associazioni dei 6000 truffati, i dettagli per il decreto ministeriale sui truffati delle banche in modo da assicurare loro un celere rimborso.
La partita però è un’altra e questa volta è la tattica a dominare il confronto. Di Maio ‘fa la voce grossa’ sia sulla legittima difesa che sul regionalismo differenziato. Su entrambi i temi i 5Stelle vogliono “sostanziose modifiche”. La proposta di legge, in discussione alla Camera, infatti viene rinviata di una settimana (a chiederlo lo stesso Carroccio) e un altro vertice dovrebbe definire gli aggiustamenti che, spiegano i lumbard, non dovrebbero essere insormontabili. È sull’Autonomia, però, che il Movimento punta i piedi, l’obiettivo è prendere tempo ed evitare che la Lega aggiunga un’altra bandierina da sventolare nella campagna elettorale per le Europee. Tuttavia per Salvini la posta in gioco è troppo alta: questa volta sarebbe lui a trovarsi la base in rivolta. Insomma per il Carroccio sull’Autonomia di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna i margini di trattativa sono pari a zero. I pentastellati invece vogliono coinvolgere nell’intesa tutte le regioni, ed è “necessario garantire la massima condivisione”. I 5Stelle puntano sulle commissioni paritetiche che dovrebbero avere “un ruolo fondamentale di raccordo”, mentre il ministro Erika Stefani procede in “solitaria” rischiando “l’intoppo di tutto l’iter”. La replica dal ministero per gli Affari regionali non si fa aspettare: “L’eventuale commissione paritetica potrà essere costituita solo una volta approvata l’intesa dal Parlamento”. Quindi per ora solo parole al vento.
Tutto fermo con le solite schermaglie che questa volta hanno un protagonista in più: Tria. L’asse con Salvini durante la riunione a palazzo Chigi era più che evidente. Le parole del titolare del Mef sulla Tav sono state raccolte come vero e proprio assist per il leader leghista, tanto da essere state portare come argomentazioni durante la stessa discussione. “C’è qualche ministro che può esprimere la sua opinione personale” ha ribadito Di Maio “ma il contratto di governo è il contratto di governo”.
“Non stiamo parlando assolutamente di mettere in discussione la posizione” di Tria “ci mancherebbe altro” ha assicurato, ma “finché non avremmo raggiunto un accordo di maggioranza evitiamo di commentare sempre”. Uno stop quindi a fughe in avanti, che Tria sta facendo pesare. Non è infatti un caso che le nomine dell’Inps sono sul tavolo del Mef da circa una settimana, con Di Maio che attende solo la firma per ratificare il fedelissimo Pasquale Tridico a capo dell’istituto di previdenza. Le resistenze del ministro, per delle incompatibilità relative alla nomina a sub commissario di Francesco Verbaro, sono state risolte con il passo indietro del candidato, ma ora bisogna trovare un altro nome su cui accordarsi ed escluso Marcello Nori, la scelta non sarà facile. Non trattati invece il rinnovo dei vertici di Fincantieri, Snam e Italgas. Per quelli si ha ancora tempo una settimana.