La dichiarazione di indipendenza della Catalogna arriverà presto, “è questione di giorni”. Ad annunciarlo il governatore catalano, Carles Puigdemont, parlando a Bbc. Puigdemont ha aggiunto, parlando prima che il re Felipe VI tenesse il suo discorso alla nazione, che il suo governo “agirà alla fine di questa settimana o all’inizio della prossima”. Il leader catalano ha anche affermato che “sarebbe un errore che cambierebbe tutto”, se il governo spagnolo intervenisse per prendere il controllo dell’esecutivo locale. Ha poi descritto come “molto deludente” la reazione dell’Unione europea alle azioni della polizia durante il referendum del 1 ottobre.
NEL GIORNO DELLO SCIOPERO PARLA RE FELIPE. Ieri intanto circa 700mila persone, secondo il dato della polizia municipale, hanno riempito le strade di Barcellona per protestare contro le violenze e gli abusi commessi dalla polizia nel giorno del referendum sull’indipendenza della Catalogna. Decine di strade sono state bloccate dai cittadini in tutta la regione, mentre lo sciopero generale indetto dai sindacati Cgt, Iac e Cos ha bloccato uffici pubblici, trasporti e imprese. E il re Felipe VI in serata ha rotto il silenzio sul referendum, dopo aver incontrato il premier Mariano Rajoy, e ha difeso l’unità nazionale accusando le autorità di Barcellona di “slealtà” e “irresponsabilità”, di aver “violato la Costituzione” e messo “a rischio l’identità sociale della Catalogna e di tutta la Spagna”. “Ribadisco ancora una volta il fermo impegno della corona per la Costituzione e il mio impegno come re per l’unità della Spagna”, ha affermato, aggiungendo: “Sono momenti difficili, ma li supereremo”.
Dalla mattina, in migliaia hanno manifestato a Barcellona e in tutta la Catalogna contro le violenze della polizia, in cui sono rimaste ferite centinaia di persone. Tra i gruppi più numerosi, quelli davanti alla sede del Parlamento nel Parco della cittadella e alla scuola Ramon Llull, dove era presente la sindaca Ada Colau. Migliaia gli studenti universitari aderenti alle proteste, convocate online dalla piattaforma ‘Universitats per la Republica’. Cortei con migliaia di persone si sono raccolti davanti alla sede centrale della polizia nazionale a Barcellona, nella via Laietana, presidiata dai Mossos d’Esquadra catalani, così come nella piazza di Sant Jaume di fronte al palazzo della Generalitat, e nel pomeriggio nella zona del Paeso de Gracia. I manifestanti hanno cantato l’inno catalano ‘Els Segadors’, scandito slogan come ‘Indipendenza’ e ‘No alla violenza’, e in centinaia si sono seduti in Plaza Catalunya, alzando le mani e gridando “Queste sono le nostre armi”.
Per il segretario generale del sindacato Cgt, Ermengol Gassiot, lo sciopero generale è stato “un successo totale”. Ha partecipato anche la squadra di calcio locale, FC Barcelona, che per un giorno ha chiuso e cancellato gli allenamenti. Chiusa anche la chiesa della Sagrada Familia, tra le maggiori attrazioni turistiche della città. E la casa automobilistica Seat ha dovuto sospendere la produzione su una linea in un impianto nella regione, a causa delle strade chiuse.
In varie località, i catalani si sono radunati davanti agli alberghi in cui erano alloggiati i poliziotti spagnoli, chiedendo loro di andarsene. Questo dopo che la procura generale aveva fatto sapere di aver avuto informazioni sull’espulsione di agenti da vari hotel della Catalogna. Secondo l’agenzia spagnola EFE sono almeno 250 quelli che dovranno cercarsi un altro alloggio per il periodo in cui il dispositivo di sicurezza rafforzato resterà dispiegato nella regione. Il ministro dell’Interno, Juan Ignacio Zoido, ne ha discusso con Rajoy e con la vice premier Soraya Saenz de Santamaria, dichiarando poi che il trattamento della polizia è “diretta conseguenza delle parole di Puigdemont, che ieri ha chiesto a Guardia civil e polizia di andarsene”.