In Fiat da 20 anni e a lungo braccio destro di Sergio Marchionne, Alfredo Altavilla, ha lasciato la carica di responsabile del gruppo Fca per l’area Emea che deteneva dal 2012. Il manager era tra i tre candidati forti alla successione di Marchionne.
Nato a Taranto 54 anni fa, Altavilla si laurea in economia all’Università Cattolica di Milano, dove inizia la sua carriera come assistente. Nel 1990 entra in Fiat Auto, dando inizio alla sua lunga carriera all’interno del gruppo. Inizialmente si occupa di pianificazione strategica e sviluppo prodotto. Cinque anni dopo viene nominato responsabile dell’ufficio Fiat Auto di Pechino e nel 1999 responsabile delle attività in Asia. Dal 2001 si occupa di business development, assumendo nel 2002 il coordinamento delle attività riguardanti l’alleanza con General Motors e, nel 2004, l’incarico di gestione di tutte le alleanze.
Nel settembre del 2004 è nominato pesidente di Fgp (Fiat/Gm Powertrain jv) e senior vice president business development di Fiat Auto. Nel luglio del 2005 diventa chief executive officer di Tofas, joint-venture paritetica tra Fiat Auto e Koç Holding quotata alla Borsa di Istanbul, mantenendo la responsabilità di business development. Nel novembre del 2006 diventa chief executive officer di Fiat Powertrain Technologies, mentre a luglio 2009 entra nel consiglio di amministrazione di Chrysler Group Llc e a ottobre dello stesso anno diventa executive vice president business development di Fiat Group. Da novembre 2010 a novembre 2012 occupa la carica di president and chief executive officer di Iveco, facendo anche parte, da gennaio 2011 a novembre 2012, del Fiat Industrial Executive Council (Fiec). Altavilla era stato chiamato in causa lo scorso anno per la successione all’amministratore delegato Mauro Moretti in Finmeccanica-Leonardo. Il fatto che il fondo americano Elliott lo abbia inserito nella lista dei consiglieri indipendenti per il cda Tim ne dimostra l’autorevolezza.
Altavilla era con Marchionne in un momento chiave della storia di Fiat: quando venne chiusa con Gm la put option portando a casa 2 miliardi di dollari che furono indispensabili per il rilancio all’inizio dell’era Marchionne. Il manager tarantino, inoltre, è molto stimato da John Elkann. Alcune indiscrezioni vedevano le sue dimissioni come propedeutiche a un futuro assalto a Fca da parte di Hyundai, colosso automobilistico coreano che vede sempre Elliott presente nell’azionariato.