L’attacco di Liegi, in cui un uomo ha ucciso due poliziotte e un passante, viene trattato come un “omicidio commesso da terroristi“. Lo ha dichiarato il portavoce della procura belga, Eric Van Der Sypt. “I fatti sono classificati come omicidio di terrorismo e tentato omicidio di terrorismo”, ha aggiunto, facendo riferimento anche al ferimento di altri 4 agenti di polizia.
Il responsabile è inoltre sospettato di aver ucciso un’altra persona il giorno precedente. L’informazione, anticipata ieri dai media locali, è stata confermata dalla procura.
IL KILLER – L’assalitore, Benjamin Herman, di 36 anni secondo i media, era in permesso dal carcere dove era detenuto. Il ministro della Giustizia, Koen Geens, ha confermato alla riunione del Consiglio nazionale di sicurezza che l’uomo aveva già usufruito di 13 congedi di due giorni e di 11 di un giorno per uscire dal carcere a scopo di reinserimento sociale, senza mai aver creato problemi. Per questo, ha aggiunto, era difficile prevedere le sue intenzioni violente. Il suo profilo psicologico lo descriveva “instabile”, con un’infanzia “difficile”. I media belgi scrivono poi che altri detenuti lo hanno definito “marginale” e “violento”.
LA DINAMICA – Erano le 10.30 circa quando un uomo ha aggredito alle spalle due poliziotte nel centro della città, accoltellandole ripetutamente. Impossessatosi delle loro armi da fuoco d’ordinanza, ha sparato e le ha uccise. Si è poi allontanato a piedi, uccidendo anche uno studente 22enne che si trovava in un’auto nell’area. Poi è entrato nella scuola superiore Léonie de Waha, dove ha preso per un breve tempo in ostaggio una donna delle pulizie. Ha sparato contro gli agenti intervenuti, ferendone alcuni alle gambe, prima di essere ucciso dalle forze speciali del Pab, il plotone antibanditismo della polizia.