Appena insediata è già nella bufera. Valeria Fedeli, nuova ministra dell’Istruzione, è accusata di aver mentito sui suoi titoli di studio, in particolare di aver spacciato per diploma di laura un ‘semplice’ diploma da assistente sociale. A far scoppiare la polemica è stato Mario Adinolfi, giornalista e fondatore del Popolo della Famiglia, che su Facebook scrive: “Valeria Fedeli mente sul proprio titolo di studio, niente male per un neoministro all’Istruzione. Dichiara di essere “laureata in Scienze Sociali”, in realtà ha solo ottenuto il diploma alla Scuola per Assistenti sociali Unsas di Milano. Complimenti ministro, bel passo d’inizio. Complimenti Paolo Gentiloni: a dirigere scuola e università in Italia mettiamo non solo una che non è laureata, ma una che spaccia per “laurea in Scienze Sociali” un semplice diploma della scuola per assistenti sociali”.
“La spacciatrice di menzogne sul gender evidentemente è abituata a dire bugie. Il problema non è neanche che non è laureata, è che mente spudoratamente. Per un atto del genere in qualsiasi paese del mondo dovrebbe dimettersi seduta stante o essere costretta a farlo”, conclude Adinolfi, che poche ore fa, in un altro post, chiede le dimissioni della ministra.
Ma le critiche non riguardano solo il titolo di studio. Nel mirino dei detrattori anche il fatto che Fedeli sia stata firmataria di una proposta di legge per l’introduzione dell’educazione di genere a scuola. “La nomina di Valeria Fedeli, il cui orientamento culturale a favore dell’identità di genere ad ispirazione gender è ben noto, non può che essere letto come l’ennesima offesa nei confronti del popolo del Family Day“, afferma Massimo Gandolfini, presidente del comitato ‘Difendiamo i nostri figli’, per il quale “questa scelta ha chiaramente i toni della provocazione, se non della vendetta, verso le famiglie del comitato per il No, colpevoli di aver vinto il referendum, bloccando una pericolosa deriva autoritaria nella quale erano già in programma disegni di legge contro la famiglia naturale e il diritto dei bimbi ad avere mamma e papà”.
Prosegue Gandolfini: “Non è nostra abitudine né dimenticare né restare quiescenti quando sono in pericolo i nostri figli, che potrebbero diventare oggetto di colonizzazioni ideologiche di gender che offendono l’umano e rottamano la società. Terremo quindi alta l’attenzione sui prossimi passi concreti del nuovo ministro, cui assicuriamo collaborazione per iniziative contro ogni forma di odiosa discriminazione, violenza o bullismo, restando tuttavia pronti a contrastare in ogni modo qualsiasi tentativo di trasformare i nostri figli in cavie di sperimentazioni ideologiche, come efficacemente affermato da Papa Francesco”.
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