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Foggia, al via sciopero braccianti. Furlan: “Colpa dell’indifferenza di istituzioni e imprese”

Foto AP-LaPresse - Tutti i diritti riservati

Al via la giornata di manifestazioni a Foggia per i diritti dei braccianti impegnati ogni giorno nelle campagne italiane. Dopo il tragico impatto frontale tra un furgone e un tir nel quale sono morti 12 migranti che avevano appena terminato la loro giornata di lavoro nei campi, parte la marcia dei berretti rossi organizzata dall’Usb dall’ex ghetto di Rignano, destinazione prefettura di Foggia, per portare una riflessione sule condizioni dei braccianti. Nel pomeriggio la manifestazione dei sindacati confederali.

Ci sono voluti 16 braccianti morti in 48 ore perché il governo decidesse di muoversi: il presidente del Consiglio in visita a Foggia – scrive l’Usb in una nota – se fosse un parlamentare eletto si potrebbe dire che è attento al suo collegio. Salvini pure, ma con la divisa da sceriffo a presiedere il Comitato per l’ordine e la sicurezza. Di Maio invece lancia un concorso straordinario per l’assunzione di ispettori del Lavoro”. “La verità – prosegue l’Usb – è che si vuole fare del lavoro agricolo un puro e semplice tema di ordine pubblico: ci sono i cattivi caporali che sfruttano i poveri immigrati clandestini. Eliminando l’immigrazione e i caporali, il problema è risolto. Invece no: il bracciante sfruttato, schiavizzato, costretto a vivere in condizioni disumane, lo è soprattutto perché esiste una filiera con al vertice la Grande Distribuzione Organizzata, che fa e disfa prezzi e quote di mercato, obbligando un intero settore a vivere di spiccioli”. I sindacati chiedono diritti e dignità per tutti i braccianti che lavorano nelle campagne italiane.

Anche la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, è intervenuta con una lettera sul Corriere Mezzogiorno. “Gli incidenti accaduti in questi giorni a Foggia, con la perdita tragica di tante vite umane, non sono un fatto casuale – ha scritto – ma la conseguenza di una grave indifferenza delle istituzioni e delle imprese, come più volte hanno denunciato la Cisl e la nostra categoria la Fai Cisl, insieme agli altri sindacati”. “Si parla – ha spiegato – di almeno 400mila persone potenziali vittime di caporalato, centomila dei quali vivono in condizioni disumane e in uno stato di schiavitù, senza acqua, servizi igienici, con una paga di 25 euro per una giornata intera di lavoro, di cui una metà torna ai caporali per cibo, alloggi e spostamenti insicuri che spesso sfociano in tragedie come quelle di Foggia di questi giorni”.

“Alla base – ha proseguito la sindacalista -c’è un sistema di illegalità diffusa, nel silenzio delle istituzioni locali, dell’apparato produttivo e financo delle multinazionali dell’industria agroalimentare che fingono di non vedere. Gli immigrati pagano i ‘caporali’ per essere sfruttati, fanno dei lavori che per gli italiani non hanno valore. La politica discute e si divide se è giusto o meno fermare o limitare gli sbarchi, ma nello stesso tempo c’è chi fa profitti sulla pelle di queste persone, usandole come schiavi. Questa è oggi la realtà”. Per la segretaria della Cisl “bisogna uscire da questa gabbia omertosa, politica e culturale, lavorare insieme per garantire agli immigrati che si trovano e lavorano in Italia permessi di soggiorno, tutele contrattuali, lavori dignitosi e trasporti sicuri. Questo dobbiamo fare e non solo perchè siamo, un paese di ex migranti o caritatevole”. Questo, sottolinea la sindacalista, “perchè la dignità di questi lavoratori è la nostra dignità. Per questo oggi manifestiamo a Foggia insieme ai sindacati di categoria del settore agroalimentare. Ci siamo battuti per una giusta legge contro il caporalato, ma è evidente che questa legge non è stata attuata fino in fondo”.

“Quello che è accaduto a Lesina – ha concluso – forse si poteva evitare con una vera cabina di regia a livello territoriale, controlli più severi, con una rete del lavoro agricolo di qualità che garantisca trasporti regolari dei lavoratori, con una gestione condivisa del mercato del lavoro agricolo. Tutti elementi sui quali esistono già sperimentazioni positive, a partire dalla stessa Puglia, ma che si fatica a far diventare sistema, come previsto dagli obiettivi della legge contro il caporalato”.

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