Ha creato il gruppo Facebook ‘Delitto Garlasco: chiediamo giustizia per Chiara Poggi’ che tra dicembre 2011 e il marzo 2012 ha amministrato, postando messaggi di accusa nei confronti di Alberto Stasi del tipo: “Stasi sei finito, la tua ora sta per arrivare”, “La pagherai”, e ancora “Non basteranno i proiettili, arriverà la giustizia divina”. Adesso Maria Grazia Montani, 51 anni, dovrà pagare una multa da 900 euro e versare un risarcimento di 9 mila euro a favore dell’ex studente bocconiano, condannato a 16 anni in via definitiva per l’omicidio della fidanzata, trovata morta la mattina del 13 agosto 2007 nella villetta della sua famiglia a Garlasco, nel Pavese. Lo ha deciso il giudice monocratico del Tribunale di Milano, che ha condannato la donna per diffamazione aggravata nei confronti di Stasi. La 51enne, che ha già versato in sede extragiudiziale un risarcimento di 6 mila euro a Stasi, era accusata anche di minacce aggravate ma il giudice ha dichiarato il “non doversi procedere” per questo capo di imputazione.
La donna, tramite il suo legale, l’avvocato Adriano Bazzoni, aveva proposto un risarcimento complessivo di 15 mila euro per indurre Stasi a ritirare la querela presentata contro di lei. L’ex bocconiano, assistito dall’avvocato Giada Boccellari, invece, ha accettato un risarcimento di 6 mila euro ma soltanto per ritirare la querela relativa all’ipotesi di minacce aggravate. La donna, infatti, era anche accusata di aver seguito e fotografato l’ex studente di Economia all’interno del parking Atm di Famagosta, dove aveva lasciato l’auto per poi prendere la metropolitana. “Lui – aveva detto in aula l’imputata – mi voleva spiare, me lo disse Chiara e io mi sono spaventata. Chiara mi disse di avvicinarmi a un’auto posteggiata vicino alla mia. Accovacciato sul sedile posteriore c’era Alberto. Ho avuto paura e ho denunciato la cosa ai carabinieri che però mi dissero che la mia denuncia sarebbe stata cestinata”.
Davanti al giudice, la Montani ha anche cercato di non aver mai avuto intenzione di minacciare l’ex bocconiano. “Ho scritto quei messaggi perché volevo dire a Stasi ‘la pagherai, sarai condannato e andrai in galera’ – ha chiarito – Erano messaggi sulla sua futura condanna, non minacce alla sua persona”.