A poche ore dalla assemblea congiunta dei parlamentari, peraltro spostata a questa sera e non più alle ore 15, il gruppo del MoVimento 5 Stelle si spacca. La metà dei portavoce, secondo quanto si apprende da fonti interne, non è disposta a seguire ancora le indicazioni dell’attuale vertice. Il malumore è forte sulla posizione assunta ieri in tarda serata dal capo politico reggente, Vito Crimi, che ha chiuso di fatto le porte a un voto di fiducia per un governo tecnico a guida di Mario Draghi, posizione che, a quanto si apprende, sarebbe sostenuta anche da Beppe Grillo. “Neanche se fossimo nell’Unione Sovietica si deciderebbe una cosa così importante senza neanche consultare i parlamentari”, spiega una fonte. “La linea tenuta in questa crisi è stata totalmente sbagliata fin dall’inizio, non possiamo più affidarci a chi l’ha studiata e difesa, senza ascoltare chi chiedeva più prudenza o quantomeno un supplemento di riflessione condivisa”, aggiunge.
C’è poi un altro concetto che si sta diffondendo all’interno del gruppo, soprattutto tra le nuove leve del primo mandato. “Qualcuno ha messo in giro la voce che se salta Draghi c’è la possibilità di tornare a un governo politico – suggerisce ancora un’altra fonte -. È una balla colossale, lo capiscano tutti. Dopo questo tentativo ci sono solo le elezioni e noi non possiamo mandare a sbattere il Paese”. La serata, dunque, si preannuncia infuocata. E la riflessione su possibili scissioni torna ad affacciarsi. Ma, come disse un parlamentare nei giorni caldi del braccio di ferro con Iv, quando la linea era ancora “Mai più con Renzi” e Alessandro Di Battista, assieme a una pattuglia di portavoce insisteva per alzare un muro invalicabile, ci sono “scissioni buone e scissioni cattive. Se ti liberi di chi non sa fare la ‘O’ col bicchiere non è poi mica un male”.