Si sblocca la situazione politica, dopo la frenata su Giuseppe Conte e le successive incertezze sul nome del candidato premier. Il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha convocato Conte al Quirinale per le 17.30. Nel corso della mattinata i leader di M5S e Lega, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, su espressa domanda della presidenza della Repubblica, hanno infatti confermato la proposta di conferimento dell’incarico per la formazione del nuovo governo al professore.
“Finalmente inizia la terza Repubblica, ve lo avevo detto. Lo avevo promesso”, esulta Di Maio, appresa la notizia della convocazione al Colle. E sull’incarico dice: “Ovviamente il presidente decide, ma è stato convocato dal Quirinale quindi…”. Soddisfatti anche i leghisti, che si dicono “pronti a partire”.
Poco prima, invece, Alessandro Di Battista aveva criticato la ‘pausa di riflessione’ del capo dello Stato: “Il presidente Mattarella ha prestato giuramento di fedeltà alla Repubblica ovvero ai cittadini ai quali appartiene la sovranità. Per settimane, in una fase delicatissima dal punto di vista istituzionale, ha ricordato ai partiti politici le loro responsabilità. Per giorni ha insistito sull’urgenza di formare un governo nella pienezza delle sue funzioni. Ebbene, finalmente, una maggioranza si è formata, una maggioranza che piaccia o non piaccia al presidente Mattarella o al suo più stretto consigliere, rappresenta la maggior parte degli italiani. Sono gli italiani ad avere diritto ad un governo forte, un governo capace di intervenire, se necessario con la dovuta durezza, per ristabilire giustizia sociale. Un governo capace soprattutto di ristabilire un principio sacrosanto in democrazia: il primato della politica sulla finanza. Mi rendo conto che ristabilire questo principio possa far paura a qualcuno ma non dovrebbe intimorire chi ha l’onore di rappresentare l’unità nazionale. Il presidente della Repubblica non è un notaio delle forze politichema neppure l’avvocato difensore di chi si oppone al cambiamento. Anche perché si tratterebbe di una causa persa, meglio non difenderla”.
CONTE Sì, CONTE NO – Stamattina sembravano emergere le prime divisioni all’interno dei pentastellati, tra chi ribadiva il nome di Conte come unica scelta possibile e chi non ne era più tanto sicuro. La sua candidatura si era indebolita dopo i dubbi su alcuni punti del suo curriculum, così come il presunto attivismo per il metodo Stamina. Dubbi spazzati via senza mezzi termini da Toninelli: “Ha alle spalle circa 17 milioni di voti – spiega il capogruppo M5S al Senato – che sono i cittadini italiani che ci hanno votato il 4 marzo, e non sarà certo per una stupidaggine inventata relativa al suo curriculum a cambiare le cose. Sfido chiunque a trovate scritto ‘master’ o ‘specializzazione’ in qualche università perché non lo ha scritto, lo trovate online. Il professor Conte ha scritto ‘perfezionamento degli studi’, come fanno tanti nostri bravissimi ricercatori. Lui andava nelle università straniere per perfezionare e approfondire, non solo l’inglese giuridico, ma le materie specifiche delle università per le quali lavorava. È una brava persona, competente, serio, e penso che sarà un ottimo presidente del Consiglio di tutti gli italiani”.