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Pd, Lo Giudice fuori dalle liste: “Minoranza umiliata, dal 5 marzo resa dei conti”

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Sergio Lo Giudice, senatore uscente del Pd in prima linea nelle battaglie per i diritti civili a cominciare dalla legge sulle unioni civili, dice la sua dopo essere stato escluso, insieme ad altri nomi noti, dalle fila dei candidati del Partito democratico alle prossime elezioni.

Senatore, come legge la sua non ricandidatura alle politiche di marzo? Ci sono due riflessioni da fare, una personale e l’altra politica. Per quanto riguarda la prima, mi chiedo quanto la scelta di non candidarmi possa generare una battuta d’arresto nella battaglia dei diritti civili. Mi auguro di no, spero che nel programma ci siano i punti qualificanti di questa battaglia. E’ importante, a questo scopo, per esempio che la senatrice Monica Cirinnà sia candidata. Detto questo, io farò campagna elettorale per il Pd.

E il significato politico? C’è di fatto una compressione delle minoranze. Il 30% del partito viene rappresentato nelle liste soltanto dal 10% dei candidati alle prossime elezioni politiche. E’ stata volutamente umiliata una fetta del partito. Ci sono stati dei veti posti da Renzi senza coinvolgere le aree di appartenenza. E’ stata fatta terra bruciata attorno ad Andrea Martella, ex coordinatore della mozione Orlando alle primarie, o anche ad altri candidati di Emiliano, come ai rappresentanti dell’associazione Dems. Non c’era nessuno dei Socialdem. Cesare Damiano si trova in collegio difficilissimo. Nella formazione delle liste è stata bombardata tutta una determinata area politica per impedirne l’esistenza e con il preciso progetto politico di rendere omogeneo il partito che, a questo punto, è diventato qualcosa di molto diverso dal Pd plurale delle origini, nato come soggetto che metteva insieme più poli.

C’è il rischio che i voti della comunità Lgbti più orientata a sinistra trasmigrino dal Pd al M5S o a LeU? Non al M5S di certo. Non c’è una parola sul tema nel loro programma. Invece Liberi e Uguali ma anche +Europa potrebbero attrarre più del Pd. Il punto è: il Pd sarà in grado di mantenere il voto della comunità che si batte per i diritti civili? Lo vedremo nel programma. Ci sono altri obiettivi da raggiungere come il matrimonio egualitario e la lotta alla transfobia.

Matteo Renzi si è costruito un partito alla Macron? Renzi nega di voler fare un partito alla Macron, ma di fatto sembra andare in quella direzione: sta costruendo un partito omogeneo e meno pluralista, con una evidente compressione delle minoranze cioè della sinistra del partito. E questo non solo da un punto di vista numerico della quantità dei candidati della minoranza, ma anche qualitativo. E’ stato umiliato il ruolo autonomo delle diverse aree del partito nell’indicazione dei propri candidati. Sono state compresse anche le anime non renziane della maggioranza. E’ stata fatta una operazione per premiare l’omogeneità alla leadership.

Dopo il 5 marzo, in base all’esito delle elezioni, si aprirà un dibattito all’interno del Pd? Dopo il voto del 4 marzo andrà fatta una riflessione seria interna al partito perché quello che è accaduto con è di certo una novità e un punto di svolta. 

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