Dopo l’ipotesi di far slittare dal 19 al 26 febbraio la data delle primarie, un nuovo tema rischia adesso di dividere i candidati alla segreteria del Partito Democratico. Si tratta della possibilità, proposta dalla candidata Elly Schlein, di affiancare nel giorno del voto ai tradizionali gazebo il ricorso alla consultazione online. L’obiettivo è quello di scongiurare l’ipotesi di un’astensione in massa, venendo incontro con il voto telematico a quanti decideranno, o saranno costretti per diverse ragioni, di disertare i gazebo. La proposta di Schlein però non ha tardato a tracciare una linea ben definita tra quanti vedono nel voto online un ulteriore strumento d’inclusione, e quanti invece preferiscono un approccio “purista” alla tradizione dem, privilegiando il voto in presenza.
A favore del voto telematico è sicuramente l’ex presidente della Camera, Laura Boldrini: “Si firma online per promuovere i referendum abrogativi – spiega -. Molte riunioni politiche, in cui si prendono decisioni, si svolgono sulle piattaforme. Con i dovuti accorgimenti di sicurezza e tutela della privacy, si può fare anche per scegliere il segretario o la segretaria del Pd. Perché mai si dovrebbe rifiutare l’adesione digitale? Nessuna paura, guardiamo al futuro e facciamo del Pd un partito che facilita il coinvolgimento delle giovani generazioni”. Assolutamente contrario è invece Piero Fassino: “L’online, come abbiamo appurato a più riprese non garantisce nè certezza su chi realmente digita il voto, nè riservatezza sulla scelta dell’elettore. Modalità digitali di voto si prestano a manipolazioni e a interferenze di cui abbiamo molti esempi”. Il punto di vista dell’ex sindaco di Torino è condiviso dai vicecapogruppo del Pd alla Camera, Piero De Luca, per il quale è necessario impegnarsi “tutti per recuperare l’energia di una grande mobilitazione del nostro popolo ai gazebo, in piazza, nel vivo delle nostre comunità, che erano e devono tornare ad essere la nostra forza”; e Simona Bonafè, che vede nel voto online un richiamo troppo esplicito al Movimento 5 stelle: “Il Pd è da sempre il partito della democrazia partecipata, è il popolo dei gazebo – dice -. La nostra idea di comunità è diversa da quella delle altre forze politiche che fanno congressi solo per celebrare capi assoluti o utilizzano piattaforme online in cui poche migliaia di click indirizzano le scelte di milioni di elettori”.
A condividere e difendere la proposta di Schlein sono invece Emiliano Fossi, componente della commissione Lavoro alla Camera, che ritiene la consultazione online “una risposta all’esigenza di un partito popolare e moderno, che sa riconnettersi alla sua gente usando anche gli strumenti della contemporaneità”; e Chiara Braga, deputata e responsabile per la Transizione ecologica del Partito democratico: “Se vogliamo davvero che il Congresso del Pd sia un’occasione di confronto e democrazia dobbiamo aprirci a nuove modalità di partecipazione come il voto on line – dichiara -. È una modalità con cui i cittadini si confrontano nella quotidianità senza timori di mettere in pericolo dati e strumenti personali, anche molto riservati”. Il tema del voto online alle primarie non sembra entusiasmare infine l’ex ministro dem Andrea Orlando: “Credo che i protagonisti del congresso del Pd – twitta – dovrebbero occuparsi prima di ogni altra cosa di salari. Un tema che non va contrapposto al lavoro autonomo. Salari bassi causano crisi dei consumi e delle imprese e del lavoro para subordinato”.
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