Dopo la falsa partenza del 7 gennaio, le superiori ci riprovano. Da lunedì, in base a quanto disposto con l’ultimo Dpcm, le scuole secondarie di secondo grado potranno adottare forme flessibili nell’organizzazione didattica in modo che almeno al 50% – e fino ad un massimo del 75% della popolazione studentesca – sia garantita l’attività didattica in presenza. Questo però fatte salve le diverse disposizioni individuate dalle singole Regioni. E non tutti i governatori permetteranno il ritorno tra i banchi. A non poterlo garantire, poiché inserite in zona rossa, Lombardia, Alto Adige e Sicilia, col presidente Musumeci che ‘minaccia’ uno stop generale (anche per primarie e prime classi delle medie) se non dovesse migliorare sull’isola la situazione sul fronte dei contagi.
Tra chi invece, pur potendo dare il via libera, ha deciso di optare per un rinvio prudenziale ci sono Puglia e Friuli Venezia Giulia, entrambe da domani in zona arancione, ma anche la Basilicata, tra le poche zone gialle d’Italia rimaste. Con un’ordinanza firmata dal presidente Vito Bardi fino al termine di gennaio gli istituti di istruzione secondaria di secondo grado, statali e paritari, e le scuole di istruzione e formazione professionale (Iefp) continueranno quindi ad adottare la didattica digitale integrata. Stesso discorso per il Fvg, col governatore Fedriga netto nell’affermare che “lunedì le scuole non riapriranno”. “Riteniamo che il riavvio delle lezioni in aula non sia compatibile con la salvaguardia della salute di tutti” afferma il governatore, ricordando che l’Istituto superiore di sanità ha prodotto nella prima settimana di gennaio una pubblicazione scientifica “dalla quale si evidenzia come una riapertura prematura delle superiori porterebbe ad uno sproporzionato aumento del tasso di ospedalizzazione”. A considerare un potenziale pericolo il ritorno in classe è anche il presidente pugliese Emiliano che ha rinviato l’apertura di una settimana (come Liguria e Umbria) affermando che “la scuola non è un posto sicuro, come non è un posto sicuro qualsiasi luogo dove si sta seduti per ore nella stessa stanza”.
Lunedì il rientro tra i banchi è quindi previsto in Lazio, Molise, Piemonte ed Emilia-Romagna. Dovranno invece attendere febbraio gli studenti in Calabria, Veneto, Marche e Sardegna, mentre dall’11 gennaio le lezioni sono riprese in Toscana, Abruzzo e Valle d’Aosta. Niente ritorno in aula infine in Campania sino al 23 gennaio. Insomma il quadro resta tutt’altro che omogeneo e, dopo le proteste degli studenti di tutta Italia, ecco arrivare dalla direzione nazionale della Gilda degli insegnanti la richiesta di includere tutto il personale scolastico tra le categorie professionali più esposte al rischio di contagio da Covid-19 assegnando dunque “priorità a docenti, dirigenti e Ata nel piano vaccinale”.