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L’Europa prova a ripartire ma in Germania risale il contagio

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 L’Europa prova a ripartire ma lo spettro coronavirus continua ad aleggiare. In Germania il tasso R0, il numero medio di infezioni causate da un individuo contagiato, torna a salire dopo che il Paese ha implementato alcune misure di alleggerimento del lockdown. Secondo gli studi del Robert Koch Institute, l’istituto di riferimento per il controllo delle malattie, il dato è risalito a 1, per la precisione a 0,96, dopo essere sceso allo 0,7 prima della parziale riapertura del paese. Per quanto sembri ancora presto avanzare una correlazione tra i due elementi, il presidente del Koch Institute, Lothar Wieler, lancia un appello ai tedeschi, invitandoli a rispettare le misure di distanziamento sociale perché “non vogliamo che il numero di casi aumenti di nuovo”. Intanto tutti i 16 Lander hanno reso obbligatorio per la popolazione di coprirsi naso e bocca negli spazi pubblici e sui mezzi di trasporto.

Di pari passo, la Francia si affaccia verso la riapertura e illustra le linee guida per la ‘fase 2’ a partire dall’11 maggio. “Proteggere, testare e isolare”, sono i tre pilastri annunciati dal primo ministro, Edouard Philippe. Sono previsti 700mila test virologici a settimana per fornire, nell’idea del governo francese, un margine per svolgere campagne di screening. Riapertura sì ma a patto che gli indicatori, che saranno cristallizzati il 7 maggio, siano positivi e possano quindi dare il via libera ai diversi dipartimenti che saranno classificati in “rossi” o “verdi”: in esame c’è la capacità ospedaliera del dipartimento, del sistema di test locale e il numero di nuovi casi a settimana. In ogni caso sono ormai sdoganati (sempre a partire dall’11) gli spostamenti, a eccezione di quelli che superano i 100 km da casa per i quali ci vorrà ancora l’autocertificazione. Tutti i negozi, a eccezione di bar e ristoranti, potranno ripartire dall’11 maggio mentre le funzioni religiose dovranno ancora attendere: i luoghi di culto saranno aperti ma non si potrà celebrare prima del 2 giugno. Sul versante scuola la ripresa è scaglionata: se per i nidi e le elementari, la riapertura è prevista “dall’11 maggio, ovunque sul territorio e su base volontaria”, sui licei e gli istituti professionali, il governo si riserva di decidere alla fine di maggio. Non ci sono buone notizie da punto di vista sportivo: ferma la stagione di Ligue 1 di calcio così come la Top 14, il massimo campionato di rugby.

In Spagna si guarda avanti con il premier, Pedro Sanchez, che annuncia un’uscita dal lockdown “graduale, asimmetrica e coordinata” dalla durata di circa due mesi. “Non ci si potrà spostare tra province o isole fino al raggiungimento della normalità”, aggiunge, precisando che l’uso della mascherina sul trasporto pubblico sarà “altamente raccomandato”.

In controtendenza la Russia che, invece, annuncia la proroga del lockdown proprio fino all’11 maggio. “La situazione coronavirus rimane molto tesa e non è stato ancora superato il picco”, sottolinea il presidente Putin. Il Paese arriva a essere l’ottavo al mondo per numero di contagi, superando l’Iran: nelle ultime 24 ore sono stati registrati oltre 6mila casi, portando il totale a 93.558.

Oltreoceano si accumulano i dubbi sulla gestione dell’emergenza da parte del presidente Usa, Donald Trump. Secondo il Washinton Post, fonti di intelligence avevano avvertito il tycoon già a gennaio ma sarebbero state ignorate. Le informazioni, trasmesse al presidente nei rapporti giornalieri per settimane, avrebbero avvisato della diffusione del contagio ma anche delle mosse della Cina per sopprimere informazioni sulla trasmissibilità e il numero delle vittime.

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